di Lucia Cuffaro, vice presidente del Movimento per la Decrescita Felice.

 

“Crescita, sviluppo e progresso sociale. È il PIL misura di tutto?”, questo è una delle tracce nella prova scritta di italiano della maturità 2016.

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Il MIUR ha fatto riferimento al celebre discorso del senatore Robert Kennedy che nel 1968 presso l’università del Kansas ha evidenziato l’inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere di uno stato:

“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani”.

 

Forse qualcosa si sta muovendo?

Il premier Renzi, ha aperto il suo discorso inaugurale dell’anno politico 2014-2015 parlando (erroneamente e in modo critico) di decrescita.

Nel maggio 2015 è stata resa nota l’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco: un testo epocale, dedicato interamente alla tutela dell’ambiente e con un chiaro riferimento alla decrescita.

Segnali ben precisi, sintomo dell’esigenza di un cambiamento profondo.

Cos’è la decrescita felice?

Rappresenta un nuovo e propositivo paradigma culturale che nasce dalla critica a un sistema consumistico devastante e oramai superato.

La società in cui viviamo si regge sul concetto di iper-produzione e creazione di bisogno d’acquisto nei cittadini-consumatori affinché il cosiddetto PIL di una Nazione possa crescere all’infinito.

La massiccia produzioni di rifiuti, i continui sprechi e il depauperamento delle risorse naturali sono la diretta conseguenza di questo sistema malato e sempre più perdente.

Ma è auspicabile un mondo in cui ognuno è costretto a guadagnare sempre di più, per spendere sempre di più, affinché pochi potenti si arricchiscano sempre di più?

Ciò che occorre è uno slancio progettuale e un’inversione immediata di questa tendenza affinché i Governi possano incoraggiare mirate politiche di decrescita selettiva.

Incentivare il benessere qualitativo e non quantitativo della cittadinanza, ciò che è a basso impatto ambientale, che non crea sfruttamento sugli esseri viventi e che permette una buona distribuzione del denaro, come i green jobs, le tecnologie pulite per ridurre gli sprechi di risorse, le piccole e medie aziende del biologico, e tanto altro.

Lucia Cuffaro Maurizio Pallante

Come prospetta Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, ciò che occorre è un’evoluzione dell’economia in bio-economia, la sostituzione del più col meglio sapendo che il meglio non si identifica sempre col più, ma a volte coincide col meno.

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Nuoce gravemente all’ambiente

Tutti i prodotti immessi nel mercato, creano uno sfruttamento delle risorse naturali, anche se spesso non ce ne rendiamo conto. Questo lento avvelenamento dovrebbe essere segnalato, come avviene per le sigarette, su ogni imballaggio.

Autoproduzione come gesto pacifico di ribellione consapevole

A differenza di molte teorie economiche e filosofiche di critica sociale la Decrescita Felice propone dei mezzi pratici.

Uno di questi, e forse il più noto, è l’autoproduzione domestica di beni necessari e davvero utili.

Il saper fare rappresenta un gesto politico che ognuno di noi può attuare. Racchiude in sé qualcosa di rivoluzionario, perché si fonda su un insieme di pratiche volte a instillare una più forte consapevolezza e modalità di consumo etica.

Si parte da una corretta lettura delle etichette e dalla conoscenza di ciò che nei prodotti commerciali danneggia noi e l’ambiente.

E solo dopo si passa alla parte pratica, ovvero al fare in casa, per creare prodotti sicuri in modo semplice ma soprattutto per essere più liberi e informati: cosmetici, saponi, alimenti, detersivi naturali, prodotti per la cura delle piante e rimedi per la salute, sono solo alcune delle possibilità su cui divertirsi a sperimentare l’autoproduzione.

 

6 buoni motivi per iniziare ad autoprodurre

  1. Salute: rafforzamento dell’organismo, delle difese immunitarie e di ogni processo digestivo, pelle libera da impurità e minor presenza di sintomatologie.
  2. Ambiente: minor inquinamento grazie alla scelta di sostanze biodegradabili e con minor impatto ambientale. Netta diminuzione della produzione di imballaggi.
  3. Risparmio: l’autoproduzione e il vivere ecologico permettono di mettere da parte somme davvero cospicue tali da renderci meno dipendenti dal denaro e dal lavoro salariato.
  4. Sostegno alle piccole imprese: acquisti consapevoli per ridistribuire il denaro in modo più equo.
  5. Tradizione: l’autoproduzione recupera le antiche pratiche in chiave moderna, in modo che i validi insegnamenti del passato non cadano nel dimenticatoio.
  6. Divertimento: il fai da te migliora l’umore e dona un grande senso di soddisfazione.

Come iniziare?

Leggendo libri, frequentando laboratori e corsi di autoproduzione, guardando video tutorial, o consultando siti accreditati.

Come prima ricetta si può partire dal pane fatto in casa con la pasta madre, un cibo basilare che ai nostri giorni non è più purtroppo salutare a causa degli ingredienti scadenti, pieni di zuccheri e glutine.

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Oppure si può sperimentare una ricetta per le eco pulizie, facilissima e molto versatile.

Basta diluire 200 g di acido citrico in 800 g di acqua distillata per creare dal nulla un prodotto ecologico a bassissimo costo da utilizzare per ammorbidire il bucato e come brillantate per la lavastoviglie. Ne serve solo una tazzina da caffè per ogni lavaggio. Si conserva anche per lunghi periodi nella sua bottiglia di vetro e va agitato prima di ogni uso.

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Lucia Cuffaro è il docente del corso (al completo) di tre giorni sull’autoproduzione e l’autosufficienza in programma in Fattoria dal 15 al 17 luglio 2016.

Per conoscere le sue ricette, facili e alla portata di tutti, scopri il suo blog www.autoproduciamo.it e la pagina facebook  www.facebook.com/autoproduciamo, o guarda i suoi video www.youtube.com/channel/UCZ3n2TH25PDMZH-4hujSuPA.

Lucia ha pubblicato per il Gruppo Macro: Fatto in casa con Lucia, un libro cult sull’autoproduzione, Risparmia 700 euro in 7 giorni, una guida indispensabile per gli eco-risparmiatori e Fatto in casa con Lucia, il primo DVD italiano sul far da sé, prodotto da Macrovideo un marchio del Gruppo Macro.

Per approfondimenti sul Movimento per la Decrescita Felice e per iscriversi a un circolo MDF consultare invece il sito www.decrescitafelice.it.

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