La storia di Charles, Perrine e della loro fattoria

Miraculous Abundance (Abbondanza Miracolosa) non è solo il titolo inglese del libro pubblicato nel 2014 dalla coppia francese Perrine e Charles Hervé-Gruyer, ma è anche il sunto perfetto dei risultati ottenuti con il loro progetto e del messaggio che con fervore e convinzione vogliono trasmettere a tutti noi e alle future generazioni di agricoltori.
La storia di Charles e Perrine è una di quelle che scalda il cuore, infonde ispirazione in chi è alla ricerca di un cambiamento e dà speranza a coloro che vedono un futuro sempre più grigio all’orizzonte. Ma chi sono Charles e Perrine? E cosa hanno fatto di così speciale?

Idee chiare e controcorrente

Nel 2006 Charles e Perrine hanno fondato una fattoria biologica: La Ferme du Bec Hellouin, in Normandia, e hanno deciso di diventare agricoltori, vivendo di quello che avrebbero prodotto e venduto. Fin qui nulla di eccezionale, se non fosse che nessuno dei due poteva vantare una formazione in agricoltura, né tantomeno era mai stato in visita a un’azienda agricola biologica.
Charles, infatti, era stato per anni un marinaio e ricercatore, venuto a contatto con le più svariate tribù indigene del mondo, mentre Perrine aveva svolto la sua attività di avvocato a livello internazionale, vivendo per diversi anni in Giappone.
Per aggiungere ancora più difficoltà alle numerose sfide già sul piatto, Perrine e Charles hanno definito fin da subito che la loro non sarebbe stata un’azienda agricola biologica qualsiasi, infatti non avrebbero fatto ricorso ad alcun macchinario per lavorare la terra o raccogliere i suoi frutti, ma solo alla loro forza e a quella di alcuni animali da traino. Inoltre non avrebbero impiegato la plastica per coprire il terreno (ampiamente utilizzata nell’agricoltura biologica convenzionale per limitare la crescita di erbacce), ma cercato alternative naturali e non inquinanti.
Gli autori non nascondono le difficoltà iniziali, gli errori commessi per ingenuità o inesperienza e i momenti di scoraggiamento che hanno attraversato, ma raccontano anche la costanza, la fede nel progetto e gli incoraggiamenti esterni che li hanno guidati ed esortati ad andare avanti.

Portrait-Charles-et-Perrine-Hervé-Gruyer2_crédit-Ferme biologique du Bec Hellouin

La svolta della permacultura

Poi la svolta. Nell’ottobre del 2008 un amico invia a Charles e Perrine un articolo che li introduce a un nuovo concetto: la permacultura. Ecco quindi che apprendono un metodo basato sull’osservazione delle funzioni degli ecosistemi naturali (che per definizione sono sostenibili, autosufficienti e resilienti) e che permette di prenderli come modello per creare habitat umani più autonomi, sostenibili ed efficienti.
Iniziano quindi a progettare in permacultura: creano bancali rialzati in cui coltivare gli ortaggi, un orto sinergico a forma di Mandala, terrazzamenti, una forest garden e addirittura riescono a rifertilizzare la parte occidentale della fattoria, caratterizzata da un suolo povero e roccioso, dando vita a una rete di piccoli laghetti e a due isole, anch’esse convertite presto in orti. Gli autori imparano che in permacultura gli scarti di un’attività diventano una preziosa risorsa per un’altra e anche le cosiddette “erbacce” non vengono più viste come tali (Charles a un certo punto si rifiuta di chiamarle così), ma come piante pioniere, anch’esse con una loro funzione, come per esempio l’ortica, che con il suo alto contenuto di azoto e minerali, diventa un eccellente pacciamatura per i bancali.

In permacultura gli scarti di un’attività diventano una preziosa risorsa per un’altra

Diversamente da quanto si potrebbe pensare, Charles e Perrine non si fermano nelle loro ricerche sui metodi di agricoltura alternativi, infatti dopo Bill Mollison, David Holmgren e Sepp Holzer (permacultura) negli anni studiano e approfondiscono anche i lavori di John Seymour, John Jeavons, Eliot Coleman, Mokichi Okada, Masanobu Fukuoka e degli agricoltori parigini del XIX secolo, che sviluppando la tecnica dei market garden (orti bio-intensivi), permettevano all’intera città di Parigi di essere autosufficiente dal punto di vista alimentare per tutto l’arco dell’anno.
A uno sguardo cinico potrebbe sembrare che Charles e Perrine, di fatto, non abbiano inventato nulla, ma il loro merito risiede indubbiamente nella capacità pratica di mettere insieme tutte queste influenze per promuovere il concetto di “agricoltura ecologica” che si colloca fra il metodo della permacultura, nella modalità in cui è stata concepita, e la costruzione di un paesaggio coltivato e abitato, che mette in risalto la coltivazione biologica, intensiva e professionale su una superficie ridotta.

Piccolo, curato e iper produttivo: ecco l’orto del futuro

È infatti importante sottolineare il fatto che La Ferme du Bec Hellouin non ha un’estensione particolarmente ampia (circa 2 ettari), ma la sua produttività non ha eguali. Gli autori si soffermano molto su questo concetto: piccolo ma molto curato è decisamente meglio che grande ma trascurato – non serve un’ampia estensione per avere un’abbondanza miracolosa! Nell’agricoltura tradizionale (e nell’opinione comune) si è soliti pensare che più superficie significa più produttività, ma questa è una convinzione che dovrà necessariamente essere scardinata nell’imminente futuro. Oggi l’agricoltura tradizionale è vincolata al petrolio e ai macchinari utilizzati: non si possono piantare più specie diverse nello stesso terreno perché le macchine non riuscirebbero a raccoglierle, le file degli ortaggi devono avere una certa distanza fra loro (che solitamente è quella delle macchine) ecc. Tuttavia, quando fra qualche anno il petrolio non sarà più così disponibile, dovremo fare i conti con questa realtà. E in che cosa l’uomo batte la macchina? Nella sua versatilità e nella sua capacità di raccogliere anche specie completamente diverse che condividono la stessa superficie. Ecco quindi che gli autori vedono nella diffusione della micro-agricoltura anche una ricetta ambientale, economica, sociale e di benessere che può dare una prospettiva più luminosa alle sfide che il futuro, ormai prossimo, ci presenta.

Piccolo ma molto curato è decisamente meglio che grande ma trascurato – non serve un’ampia estensione per avere un’abbondanza miracolosa

Viva la biodiversità

I risultati raggiunti dalla passione, tenacia e visione di questa coppia sono straordinari: oggi La Ferme du Bec Hellouin conta più di 500 varietà di alberi da frutta, un centinaio di arbusti da bacche, numerose varietà di verdure ed erbe, nonché un’invidiabile diversità di animali, insetti e uccelli. La parola chiave dunque è: biodiversità! E a constatarla non sono solo gli autori del libro, ma anche agronomi e ricercatori universitari che in questi anni hanno collaborato e condotto studi proprio su La Ferme du Bec Hellouin.
Infine il successo di Charles e Perrine non si è limitato a quello di costruire, vivere e lavorare in un posto meraviglioso, ma spinti dalla crescente richiesta di visite, informazioni e corsi, hanno dato vita anche a un centro di accoglienza e formazione in cui si tengono corsi di permacultura, alternando teoria e pratica. A La Ferme du Bec Hellouin è possibile sperimentare produzione, ricerca ed educazione tutto nel medesimo posto, un’opportunità che ogni anno richiama ai corsi diverse centinaia di persone.
Charles e Perrine a un certo punto riflettono e si chiedono: è possibile creare una società post-petrolio che combini l’armonia delle popolazioni “primitive” con le innovazioni tecniche e cognitive dell’era moderna? A noi sembra che loro siano già sulla buona strada e ci auguriamo che il loro esempio possa diventare sempre più spesso un modello replicabile!

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