Coltivare noi stessi
È il primo passo per entrare in relazione consapevole con l’ambiente: ecco cosa unisce Yoga e Permacultura
La Fattoria dell’Autosufficienza fin dal suo inizio, nel 2009, è stata progettata in permacultura con l’obiettivo di diventare il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo. Lo scopo della progettazione è di autoprodurre tutto quello che ci serve per la nostra sopravvivenza e al contempo mantenere in equilibrio noi stessi e l’ecosistema che ci circonda.
La permacultura si occupa della progettazione di insediamenti umani sostenibili nel tempo e basa i suoi principi su tre etiche fondamentali: cura della terra, cura delle persone e condivisione del surplus. In Italia sicuramente, ma forse anche all’estero, molti confondono la permacultura con una tecnica di agro ecologia per realizzare orti e spazi verdi.
L’idea originale dei fondatori David Holmgren e Bill Mollison in effetti era quella di promuovere un nuovo modo di coltivare durevole, che permane nel tempo, senza bisogno di continue lavorazioni e cure. Con il tempo, però, La parola “cultura” ha assunto il connotato principale di “insieme di conoscenze” e non solo quindi “coltura”.
La permacultura oggi si occupa di tutto il campo d’azione dell’essere umano: dall’educazione all’agroecologia, dell’economia all’architettura, delle relazioni sociali alla guarigione. dall’alimentazione alla spiritualità, viste attraverso i tre principi etici. Ecco perché un buon manuale di permacultura parte sempre dalla zona “00”, ossia dai bisogni primari e la salute della persona.
Uno dei principali insegnamenti della permacultura è che tutto è interconnesso
La zona 00: noi stessi
Possiamo tranquillamente vivere più di un mese senza mangiare, qualche giorno senza bere, ma solo pochi minuti senza respirare. La respirazione è vita ed è alla base della nostra salute. Attraverso la respirazione consapevole possiamo espellere tossine, connettere il sistema nervoso centrale a quello vegetativo, mantenere la corretta pressione del sangue, massaggiare i nostri organi interni, ma soprattutto possiamo raggiungere quella chiarezza mentale che, oggi più che mai, è essenziale in ogni ambito della vita.
Anche il movimento fisico è fondamentale per la nostra salute. Mantenere il nostro corpo attivo ci permette di sentirci vivi e tonici, ossigenare maggiormente le cellule, attenuare i deficit motori, stimolare positivamente il sistema cardiovascolare e nervoso. Il movimento, inoltre, incrementa le abilita cognitive, la memoria e svolge un’attività protettiva del cervello.
Potremmo continuare cosi parlando di alimentazione, riposo, esposizione al sole, immersioni nella natura, ma dovrebbe esserci già chiaro perché alla Fattoria dell’Autosufficienza si dedica molto spazio anche allo yoga e ad altre pratiche che non hanno strettamente a che fare con l’agricoltura. Coltivare la terra è essenziale per autoprodurci il cibo, ma essere in ottima salute fisica e mentale è essenziale per lavorare e progettare bene la terra. Uno dei principali insegnamenti della permacultura è che tutto è interconnesso.
Condividere il cambiamento che vorremo vedere nel mondo
La Fattoria dell’Autosufficienza non è solo un’azienda agricola, di fatto è un luogo di sperimentazione, condivisione e formazione. Fin dalla sua nascita, quando ancora c’erano solo campi abbandonati e ruderi, la Fattoria è stata aperta a tutti grazie a corsi, open day e visite guidate. Nel 2017 è stato fatto un ulteriore passo in termini di accoglienza con l’apertura del bio-agriturismo, a cui si sono aggiunti, nel 2020, l’inaugurazione dell’agricampeggio e del tempio ottagonale per lo yoga e la meditazione.
La progettazione di questi spazi, come la permacultura ci insegna, non è stata casuale: sono state studiate a lungo le relazioni fra gli edifici, l’esposizione delle vetrate, i movimenti dell’acqua, i rischi di eventuale erosione, l’impatto ambientale. Particolare importanza è stata data alla scelta dei materiali per la costruzione e il risparmio energetico. Da quest’ultimo punto di vista sicuramente il tempio ottagonale è, in Italia, uno degli edifici più all’avanguardia.
Un luogo di guarigione
La grande sala è stata realizzata interamente con materiali naturali a partire da legno, paglia e calce-canapa con cui sono state realizzate le pareti per arrivare alle rifiniture in terra cruda, al pavimento in legno di rovere massello e alla grande stufa a legna. Il raffrescamento della sala avviene per immissione naturale di aria esterna che si raffresca grazie al passaggio sotto terra e la ventilazione è garantita dalle ampie vetrate oltre che dai ventilatori meccanici a supporto. Le aperture a Sud e a Est sono protette da un pergolato ricoperto di rampicanti caduche in modo che d’inverno la luce solare scaldi la sala e d’estate invece si mantenga il fresco grazie all’ombra delle piante.
L’ottagono rappresenta l’equilibrio costruttivo delle forme, dei temperamenti e delle energie cosmiche. Il numero otto è universalmente il numero dell’equilibrio cosmico ed è il numero delle direzioni cardinali unite alle direzioni intermedie. Geometricamente, l’ottagono si pone come figura intermediaria tra il quadrato, che rappresenta la terra, ovvero la dimensione umana, e il cerchio, la figura perfetta che rappresenta il cielo, la dimensione divina. All’interno della sala si viene a contatto con l’energia del legno con cui sono stati realizzati il pavimento e il tetto, con l’energia della terra con cui sono realizzati gli intonaci, con l’energia del fuoco grazie alla grande stufa, con l’energia dell’aria grazie all’incredibile visione panoramica sulle montagne e con l’energia del cielo grazie al posizionamento, la forma, simboli e l’intento.
Siamo consapevoli che il vero tempio è il nostro corpo e che se si è centrati e connessi si può praticare anche in una stazione ferroviaria, ma è capitato spesso che, persone che si occupano di salute, dopo qualche ora passata in Fattoria ci dicessero: “questo è un luogo di guarigione” e allora siamo ancora più convinti che una buona pratica in un luogo così possa trasformarsi in un’esperienza veramente unica.
Scritto da Francesco Rosso e Giulia Sama.
Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 61, giugno/agosto 2020.
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