Come sarà la mia terra nel 2025?
Un Eden verde, fiorito e non inquinato in cui si lavora meno e si vive meglio: ecco come realizzarlo.
Romagna, 21 settembre 2025
Cari Amici, quest’anno ho deciso di fare il mio solito mese di viaggio in Romagna. Sì lo so, vi chiederete come mai così vicino visto che vi ho abituati ai miei racconti della Patagonia, Nuova Zelanda, Indonesia…
Questa volta non ho preso alcun aereo per visitare questa meravigliosa terra, perché il cambiamento che ha vissuto in questi ultimi anni è stato straordinario e l’ha resa il luogo più ideale al mondo per rigenerarsi e confrontarsi con una nuova mentalità, che mette al centro la vita.
Da dove è nato il futuro
Tutto è nato il 17 settembre 2017, quando 50 romagnoli coraggiosi si sono incontrati a La Fattoria dell’Autosufficienza, una meravigliosa azienda agricola biologica a Bagno di Romagna.
Insieme hanno delineato le linee guida per un nuovo stile di vita in armonia con la natura e hanno posto le basi perché la Romagna diventasse un distretto modello a livello mondiale per la qualità di vita e la preservazione della natura. Di lì a poco, con 37 soci fondatori, è nata l’Associazione Vivi Consapevole in Romagna che ha iniziato a lavorare duramente per raggiungere questo obiettivo.
Alla rivista divulgativa “Vivi Consapevole in Romagna” sono stati affiancati innumerevoli eventi e incontri con lo scopo di informare la popolazione locale e presto sono partiti i primi percorsi didattici alternativi per formare i ragazzi ad un nuovo paradigma. Parallelamente, un gruppo di volontari affiatati ha iniziato a sviluppare piccoli mercati biologici locali, ha portato l’Economia del Bene Comune nelle aziende e ha diffuso la moneta complementare romagnola che ha contributo fortemente allo sviluppo dell’economia locale orientata al Bene Comune.
Con i primi successi è cresciuta notevolmente la fiducia dei romagnoli nell’Associazione e sempre più persone hanno deciso di associarsi. Forti della comunità che si è creata, l’Associazione ha iniziato a supportare tutte le idee e attività che venivano proposte e che andavano verso la diminuzione degli sprechi e la concezione di una vita naturale lontana dal mondo della chimica e delle multinazionali.
Il numero considerevole degli associati, sempre in aumento, ha permesso all’Associazione di orientare le istituzioni politiche locali di ogni partito verso un accrescimento della qualità di vita e la preservazione o il ripristino dell’ambiente naturale. Sono state realizzate una serie di riforme che in pochi anni hanno modificato le abitudini e i comportamenti dei romagnoli.
Un paradiso terrestre rigoglioso e produttivo
Si è azzerata la corruzione politica, tutti i comuni hanno iniziato a compilare il Bilancio dell’Economia del Bene Comune e si sono associati al movimento delle Transition Town (le Città di Transizione rappresentano un movimento fondato dall’ambientalista Rob Hopkins nel 2005. L’obiettivo del movimento è di preparare ed elevare la consapevolezza rispetto a temi di insediamento sostenibile, insegnando alle comunità come sapere affrontare la doppia sfida costituita dal sommarsi del riscaldamento globale e del picco del petrolio).
Dopo i comuni, anche le aziende più restie sono state costrette dall’opinione pubblica e poi dalle istituzioni alla compilazione del Bilancio del Bene Comune. Le più intraprendenti hanno apportato dei cambiamenti straordinari al loro interno e oggi gareggiano fra loro per portare i maggiori benefici alla comunità locale. Altre aziende che volevano continuare ad inquinare, o che avevano comportamenti poco etici, sono state costrette ad abbandonare il distretto.
Oggi in Romagna è stato abolito il lavoro full-time, non si lavora più di mezza giornata e, al contempo, è stato mantenuto lo stipendio pieno, poiché le spese sono notevolmente diminuite grazie ai servizi comunitari. Le restanti ore della giornata, i romagnoli le dedicano al sonno, al cibo, alla creatività, all’amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli, alla convivialità e al volontariato.
I parchi, oggi diffusissimi in tutte le città e paesi, sono ogni giorno ricolmi di persone. Anche camminare nelle ampie strade è particolarmente piacevole: il traffico stradale infatti è quasi azzerato, dato che le persone preferiscono spostarsi con biciclette o mezzi pubblici elettrici. Sulle pareti di molti edifici, murales colorati inneggiano alla pace, alla libertà e alle conquiste sociali.
Non è raro incappare in feste dove tutti sorridenti ballano, cantano, mangiano e giocano con vestiti divertenti ed elementi naturali come accessori. Il pretesto per festeggiare la vita lo trovano nell’acqua, nel sole, nel vento, negli alberi, nella terra e in tutto ciò che rende la nostra esistenza “viva”.
I terreni e le strade nei dintorni dei paesi e delle città romagnole sono disseminati di orti, fiori e alberi da frutto circondati da siepi variopinte. Quasi ovunque si assiste a spettacoli di ruscelli, cascate e laghetti che sono stati costruiti per incrementare la biodiversità e trattenere il più possibile l’acqua pulita. Questo Eden naturale e continuo ha attirato migliaia di farfalle, uccelli variopinti e animali di ogni tipo che rendono ogni percorso una favola.
Una delle cose più fantastiche di questo mio viaggio in Romagna è che ovunque scorra dell’acqua, questa è potabile e buonissima, poiché non esistono più fonti d’inquinamento. I romagnoli hanno anche ridotto fortemente il consumo di carne e, di conseguenza, sono spariti gli allevamenti intensivi che erano la principale causa di inquinamento. Anche le discariche sono state chiuse in quanto i rifiuti sono diminuiti drasticamente e ciò che viene ancora prodotto è interamente riciclato.
Da consumatori a liberi cittadini
Ora le merci si spostano molto meno, visto che quasi tutto viene autoprodotto e consumato a pochi km di distanza. Ciò che i romagnoli non riescono a produrre arriva tramite treni merci che sono poi smistati grazie a furgoni elettrici e mezzi pubblici che si prestano anche come corrieri nelle aree più remote. I nuovi edifici e le ristrutturazioni avvengono totalmente in bioedilizia e con materiali naturali e a km0. Questo ha fatto sì che i consumi energetici si siano fortemente ridotti e, grazie alla politica di incentivo delle energie rinnovabili a gestione cooperativa, tutti i cittadini consumano l’energia che hanno loro stessi autoprodotto.
Nelle città e nei paesi sono state eliminate le caldaie dalle case e dai condomini e ora tutti gli edifici sono riscaldati grazie al teleriscaldamento a biomassa.
Il consumo di droghe, sigarette e alcolici è diminuito drasticamente. Farmaci, vaccini e pesticidi rimangono in gran parte invenduti. Le farmacie si sono riconvertite in negozi della salute, le scatole di plastica e le pillole sono state sostituite dalle erbe medicinali.
Gli “ecomostri” utilizzati un tempo come edifici scolastici sono spariti e con essi anche il concetto di studiare e fare i compiti. I bambini fino a 16 anni passano la maggior parte del loro tempo in parchi e boschi e in questo modo si sono ridotti fortemente anche i costi per la gestione delle strutture, del personale addetto ecc.
In Romagna gli studenti non studiano: imparano. La loro naturale curiosità è colmata tramite spazi di cultura dove hanno la possibilità di apprendere giocando quando non è possibile stare all’aperto perché c’è cattivo tempo.
Ogni settore sociale viene organizzato a misura d’uomo, nella consapevolezza che il soggiorno sul pianeta debba essere concepito nel modo più favorevole alla vita. Così, oltre a delimitare il tempo di lavoro e ad offrire un’esperienza formativa basata sul gioco e sull’informazione certa, qui in Romagna si va disegnando un percorso esistenziale, dalla nascita fino al termine dell’energia vitale, capace di offrire ad ognuno una serenità quotidiana priva di turbamenti. Probabilmente ancora i romagnoli non hanno raggiunto la felicità eterna, ma di certo hanno imparato ad accontentarsi.
Ciò che sto vedendo in questo viaggio mi sta riempendo il cuore e sono certo che tornerò ancora più rigenerato rispetto ai miei eremitaggi dall’altra parte del mondo.
Vi Saluto Tutti!
Francesco Rosso.
Questo articolo è ispirato al libro “Lettere dalla Kirghisia”di Silvano Agosti
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