Decluttering emozionale
Liberati dal peso di ciò che non fa parte della tua natura
Tommaso Carmenati | Responsabile eventi ad Autosufficienza
Nell’immaginario comune, il decluttering è una pratica legata al liberarsi di ciò che c’è di troppo nella propria vita: oggetti, vestiti ma anche intrattenimento, impegni e abitudini.
Tutto ciò che occupa uno spazio nella nostra vita, e che quindi ci richiede energie, ma di cui in realtà non abbiamo realmente bisogno.
Questa pratica nasce proprio per fare ordine fuori di sé con l’obiettivo di fare ordine e creare spazio anche dentro di sé.
Non ci chiediamo mai, però, qual è il motivo per cui abbiamo bisogno di comprare tutti quegli oggetti.
Qual è il motivo per cui abbiamo bisogno di reiterare un’abitudine nonostante siamo consapevoli essere dannosa per noi?
Qual è il motivo per cui esiste questa tendenza nella nostra società ad accumulare?
C’è qualcosa che sottende tutto questo, qualcosa che sta alla base di ogni nostro comportamento, pensiero o abitudine: stiamo parlando delle emozioni.
In questo articolo parleremo di decluttering emozionale, ovvero di come raggiungere un equilibrio emotivo può permetterci di fare un decluttering ancora più profondo e duraturo nel tempo.
L’emotion revolution
I neuroscienziati hanno scoperto che le emozioni sono degli stati senso-motori, ovvero per ogni emozione ci sono dei precisi schemi che si attivano nel corpo: dalle espressioni facciali al sistema nervoso autonomo (pensa ad esempio al battito cardiaco o alla frequenza respiratoria), al tono della voce.
La cosa più sorprendente però è che le emozioni precedono la ragione. Prima ancora che noi possiamo dire di provare paura, nel nostro corpo stanno già avvenendo i cambiamenti fisiologici tipici dell’emozione paura.
Le emozioni in qualche modo ci sequestrano prima ancora che noi possiamo prendere decisioni con la nostra mente.
Dal copione al carattere
Partiamo da due premesse fondamentali. Primo punto. Il nostro corpo è progettato per la sopravvivenza, e quindi tenderà a trovare dei modi per evitare tutto ciò che può rappresentare una potenziale minaccia.
Secondo punto. L’essere umano è un animale sociale, che nasce e si sviluppa grazie alla relazione con i suoi simili. I nostri bisogni più profondi sono quelli di essere riconosciuti e accettati dal nostro “clan”.
Incontrare questi bisogni, quindi, verrà prima di qualsiasi altra cosa. Se da piccolo provo tristezza e piango, e sento che la mia famiglia non sopporta questo mio sentire, imparerò a soffocare l’emozione tristezza.
Se da piccolo provo rabbia e vedo che non è ben vista dal mio “clan”, imparerò a non provare rabbia, andandola a reprimere nel corpo.
Il nostro corpo però è progettato per la sopravvivenza, quindi apprenderà certi schemi (nel nostro caso “rabbia e tristezza come emozioni pericolose”) e se li porterà dietro durante il nostro sviluppo come copioni.
Quindi, anche da adulti, prima ancora che noi possiamo renderci conto di provare una certa emozione, il nostro corpo avrà imparato a soffocarla.
Diventeremo talmente abituati a evitare di stare in contatto con il nostro sentire, che la nostra vita prenderà una direzione che non è realmente la nostra.
Andremo a creare sovrastrutture per evitare di stare in contatto con qualcosa che per il nostro corpo ha rappresentato in passato, e rappresenta ancora, una potenziale minaccia.
E così ci ritroveremo a mettere in atto comportamenti che ci sembrano non essere coerenti con la nostra natura. Oppure a fare un lavoro senza sapere realmente il perché. O ancora, ci ritroveremo in una relazione di coppia che dentro però non ci appaga realmente.
Non sto parlando di eccezioni. Sto parlando di qualcosa che accade di norma nella nostra società. E i copioni sommati e reiterati nel tempo vanno a definire quello che noi chiamiamo carattere. E il carattere crea un destino.
Non solo del singolo ma dell’intera collettività.
Decluttering emozionale
Partiamo da pochi semplici accorgimenti che ci possono permettere di fare grandi passi avanti.
Una delle pratiche più semplici e al tempo stesso impattanti, per riprendere il giusto spazio tra l’insorgere dell’impulso emotivo e il momento in cui questo si traduce in un’azione, è stare in contatto con l’emozione stessa.
Starci in contatto vuol dire tollerare l’intensità senza agire e senza trovare stratagemmi per evitarla, ma viverla fino in fondo.
Naturalmente più le emozioni represse sono arcaiche e profonde, più lo sforzo richiesto sarà importante.
Sarà fondamentale quindi agire con progressione e gradualità.
In questo modo otterremo diversi benefici. Il primo è innanzitutto un cambio di direzione. Stando in contatto con un’emozione, diremo al nostro corpo che quell’emozione che avevo imparato a evitare, ora non è più troppo dolorosa da tollerare.
E questo ci permetterà di aggiornare la “memoria interna”.
Inoltre, stare in contatto con un’emozione, ci permette di liberare pacchetti di forza vitale che erano stati sequestrati nel corpo.
Infine, arriveranno degli insights (intuizioni) che ci permetteranno di aprire nuove strade anche cognitive e di pensiero. È il cosiddetto fenomeno della neuroplasticità.
Questo è il primo grande passo che possiamo operare per fare un decluttering emozionale.
Dopodiché, fare pulizia di ciò che possediamo ma non ci serve, sarà solo una naturale conseguenza.
La via della libertà emotiva
Quanto espresso fino a ora, rappresenta in sintesi ciò che anima il ritiro “La via della libertà emotiva”, che si terrà ad Autosufficienza dal 6 al 12 giugno 2025.
Un ritiro inedito e unico nel suo genere, dove integreremo teoria e pratiche corporee, andando a far danzare tra loro ambiti che hanno una stretta correlazione con il mondo delle emozioni: dalla meditazione al Qi Gong, dall’embodiment alla scrittura, dalla nutrizione all’arteterapia, e tanto altro ancora.
Tutto questo per essere, sempre di più, liberi emotivamente.

Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 80 (marzo/maggio 2025).
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