Fai ciò che sai
Come espandere la propria immaginazione per essere davvero liberi e costruire una nuova umanità
Tommaso Carmenati | custode presso il Centro di Ecologia Applicata Autosufficienza
Rob Hopkins, fondatore del movimento delle Transition Town, sostiene che se dovessimo individuare il “problema dei problemi” della nostra società, potremmo senza ombra di dubbio occuparci di un tema in particolare: l’immaginazione.
Un detto popolare recita “fai ciò che sai”. Ovvero sei in grado di fare solo ciò che conosci. Il resto non lo prendi neanche in considerazione. E in questi anni ho capito che non c’è niente di più vero. Quante volte prendiamo decisioni senza tener conto di altre opzioni solo perché non le cono- sciamo?
Il tema dell’immaginario influenza ogni sfera della nostra vita e, di conseguenza, quella degli esseri viventi che ci circondano.
Espandere l’immaginario
Ogni anno incontro centinaia di persone durante le visite guidate. Ho a disposizione due ore e mezzo per mostrare questo progetto in tutte le sue forme.
Si tratta di una grande occasione per noi per trasmettere la visione che stiamo coltivando qui, giorno dopo giorno.
Inoltre abbiamo una responsabilità nei confronti di chi sceglie di fare chilometri e chilometri per venirci a conoscere da vicino.
Quello che cerco di fare durante le visite guidate riguarda proprio questo: espandere immaginari, ampliare orizzonti, fornire opzioni alternative che permettano alle persone di prendere scelte più consapevoli e libere.
Alternative che sperimentiamo in prima persona ogni giorno, non parliamo di qualcosa che non conosciamo.
Il primo esempio: la nutrizione
Partiamo dal tema della nutrizione. Nell’immaginario comune per mangiare salutare bisogna appellarsi alle alternative light: un nome che già di per sé evoca un senso di sacrificio e ristrettezza. C’è il “light” e il “normale”.
Molte delle persone che vengono qui, rimangono totalmente stupefatte quando scoprono che in realtà esiste anche la possibilità di mangiare qualcosa che sia estremamente gustoso, esteticamente bello, e al tempo stesso salutare per la propria salute e quella del pianeta intero.
Molte persone, dopo aver assaggiato la nostra cucina, ci raccontano di non sentire un sapore così autentico e buono da anni. Piatti con una vasta gamma di colori, sfumature di sapori, materie prime che vengono coltivate ogni giorno con amore e attenzione. Un’esperienza che non può rimanere inosservata.
Un altro esempio: la bio-edilizia
Un altro esempio che porto sempre è quello della bio-edilizia: se l’unica opzione che viene consigliata al momento della costruzione di una casa è quella del cemento, non si potrà fare altrimenti che costruire una casa in cemento.
Chi viene qua scopre che in realtà costruire edifici con balle di paglia, pietra locale, calce canapa, coccio pesto, è assolutamente possibile.
E la vera rottura del paradigma avviene quando le persone scoprono che in realtà vivere rispettando l’ecologia non vuol dire rinunciare a comodità e comfort.
Tutt’altro
È proprio questa la nostra più grande sfida e al tempo stesso la nostra occasione per rivoluzionare completamente paradigmi del passato che non ci hanno permesso di prendere vie più sostenibili ed etiche.
Riconnettersi con la propria natura
L’ultimo esempio che mi piacerebbe menzionare riguarda una signora che due anni fa ha soggiornato da noi per alcune notti. Sembrava schiva, era di poche parole. La vedevamo passeggiare per il centro, spesso con lo sguardo rivolto a tutto ciò che aveva intorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
Dopo esser andata via, ci ha inviato un feedback tramite il nostro gestionale di prenotazioni. Ricordo ancora le sue parole: «Sono venuta da voi per caso. Non conoscevo ciò che facevate, volevo semplicemente prendermi del tempo in mezzo alla natura per staccare dalla frenesia della quotidianità. Eppure, quello che è successo solo pernottando nel Monolocale Luna e prendendomi del tempo ogni giorno per camminare nei vostri magnifici luoghi, ha lasciato un segno indelebile dentro di me.
Sono tornata nella mia città di origine provando un grande senso di smarrimento e di nostalgia. I colori dei palazzi monocromatici, le forme squadrate, il rumore costante del traffico, lo smog.
Nonostante abbia passato da voi solo pochi giorni, il canto del gallo alla mattina, le pecore che belavano correndo nel dirupo, quelle infinite sfumature di verde, le forme morbide con cui sono realizzati i vostri locali e infine, quell’odore di natura che si respira ovunque, anche dentro agli edifici, hanno riacceso in me qualcosa che era sopito da tempo o che forse c’era da sempre, ma non avevo mai avuto l’occasione di sentirlo davvero. Per questo vi dico grazie. Perché da oggi la mia vita non sarà più la stessa».
Un piccolo esempio che dimostra quanto una semplice esperienza di pochi giorni possa lasciare un segno che ha le potenzialità di provocare una serie di reazioni a catena inarrestabili.
Immaginiamo una nuova società
Il primo passo per costruire una società nuova è immaginarla.
Immaginare oltre i confini del reale. Oltre ciò che ci offre il mainstream e la quotidianità. Immaginare che sia possibile ripristinare un codice dell’umano che attiene alla sua stessa natura: custodire questo mondo, prendersi cura di ogni specie vivente, prosperare nell’abbondanza di ciò che ci offre questo pianeta ogni giorno.
Essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo è quanto di più potente possa esserci. Essere testimonianza diretta di ciò che si sperimenta ogni giorno vuol dire lasciare una traccia indelebile su chiunque solchi le porte del nostro cancello. Vuol dire procedere passo dopo passo verso una nuova umanità, che integri e non separi, che si ponga domande più che dare risposte, che non aderisca a mode momentanee ma si prenda cura di indagare i principi che regolano la vita.
Un mondo che possiamo costruire ancora, giorno dopo giorno, insieme.
Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 78 (settembre/novembre 2024).
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