Ciò che seminiamo oggi, lo raccoglieremo domani

Fin da piccolo ho cercato di immaginarmi quale sarebbe stato il lavoro più bello del mondo. Inizialmente dicevo che avrei voluto fare il boscaiolo. Poi cambiai idea, volevo diventare guardia forestale. Mi iscrissi all’Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente proprio con questa intenzione ma dopo 2 anni cambiai nuovamente idea. A 19 anni, neodiplomato decisi di iscrivermi a Economia del Turismo perché mi piaceva l’idea di viaggiare.
A 20 anni però venni catapultato a gestire l’azienda di famiglia e così mi convinsi che volevo fare l’imprenditore e iniziai a studiare per questo. A 24 anni acquistai insieme alla mia famiglia 70 ettari di terra e così decisi che sarei diventato contadino. Oggi a 33 anni, faccio l’imprenditore, il contadino, il boscaiolo, gestisco un agriturismo e tutto ciò che avevo pensato singolarmente esiste in contemporanea. Amo quello che faccio ma ancora di più amo l’idea di progettare il luogo più bello del mondo.

Pensare fra 200 anni

Ghandi diceva “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo“, e questo è proprio il mio intento e ciò che mi rende felice. Ogni giorno ho la possibilità di modellare
o “non modellare” 70 ettari di un pezzo di montagna con l’obiettivo che diventi la quintessenza dell’idillio rurale, un nuovo mondo. Persone sane e felici, edifici integrati con la natura e volti a risparmiare energia e risorse, agricoltura sostenibile e di autosufficienza, grande biodiversità, laghi, ruscelli e giochi d’acqua, alberi, fiori, prati naturali, terrazzamenti, muri a secco, animali e uccelli selvatici, percorsi nel  bosco… Tanta bellezza naturale!

Questo non sarà in eterno il mio terreno, ogni cosa che possediamo è con noi per parte o per tutta la vita, ma comunque per un periodo molto limitato e destinato a terminare. Mi piace però l’idea di poter fare qualcosa di cui godranno le prossime generazioni di essere umani, ma anche le prossime generazioni di animali, di alberi, insetti, funghi, pesci, uccelli…Pensare per le generazioni future è complicato ma allo stesso tempo estremamente stimolante e divertente.
Poche settimane fa, per esempio, piantando delle sequoie, si ragionava sulla crescita di questi bellissimi alberi e ci siamo chiesti: “Fra 200-300 anni potranno creare problemi alla strada?”. Ma la domanda immediatamente successiva è stata: “La strada sarà ancora qui fra 200 anni?”.

Ogni cosa che possediamo è con noi per parte o per tutta la vita, comunque per un periodo limitato e destinato a terminare. Mi piace l’idea di poter fare qualcosa di cui godranno le prossime generazioni, umane e animali.

Una nuova idea per un nuovo mondo

Oggi ancora viviamo in un mondo che è trainato dal prodotto interno lordo, che tradotto vuol dire più sprechiamo e più diventiamo ricchi. Cementificare, inquinare, ammalare, sporcare, distruggere, fare guerre sono tutte attività che aumentano le transazioni di denaro e che quindi finiscono nel lato positivo della bilancia.
Nel bilancio non sono mai considerati i costi per le prossime generazioni, i costi di ripristino della situazione precedente, i costi sociali, i costi dei cambiamenti climatici ma soprattutto il costo di una vita infelice. Quasi tutti ormai sappiamo che il “modello di vita americano” non porta alla felicità ma piuttosto a depressione, malattia e distruzione ma nonostante ciò fatichiamo enormemente a trovare alternative e spesso siamo anche spaventati da esse.

Siamo portati a pensare che per cambiare il mondo dobbiamo fare azioni eclatanti come le rivoluzioni e le guerre ma nella realtà tanti dei cambiamenti più epocali della storia dell’umanità sono avvenuti senza che quasi ce ne accorgessimo, senza che alcun giornale ne parlasse. Il cambiamento della coscienza e delle abitudini delle persone è ciò che veramente può cambiare la storia della Terra e dell’Umanità.

Sono in aumento i proprietari terrieri che tutelano la natura e le sue risorse e questo mi fa ben sperare: avremo nuovamente il paradiso in terra.

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Tornare indietro per andare avanti

Circa quaranta anni fa, un piccolo gruppo di persone, fra cui la mia famiglia, ha scelto, senza compiere alcuna rivoluzione e guerra, di cambiare il proprio stile di vita. Di vivere in maniera più integrata con la natura, di fare attenzione a ciò che si mangia e soprattutto di mangiare cibo coltivato senza sostanze chimiche, di curarsi in modo naturale.

Allora eravamo considerati dei pazzi scatenati e parlare di biologico era come parlare di una setta religiosa delle più pericolose. Oggi nessuno si scandalizza se parli di biologico ed è condiviso da molti il pensiero che spruzzare veleno su ciò che mangiamo e beviamo non sia un bene per la nostra salute. Allora parlare di parto in casa era visto come una follia, finalmente tutti avevano la possibilità di partorire in ospedale con tutte le sicurezze, perché si sarebbe dovuta fare la scelta opposta? Oggi sono le istituzioni sanitarie stesse che ti aiutano nel caso tu scelga di fare il parto in casa, mettendo a disposizione un’ambulanza sotto casa e la possibilità di ricevere un rimborso spese. Allora fare l’orto era qualcosa di sporco e per poveri, oggi fare l’orto è un lusso che non tutti possono permettersi. Possono sembrare piccole cose ma in realtà indicano un importante cambiamento nella coscienza delle persone che è visibile in tutti i campi.

Oggi probabilmente non sono ancora tante le aziende agricole e i proprietari terrieri che cercano di creare un paradiso naturale, ma sono in grande aumento e ciò mi fa ben sperare che la natura avrà la sua rivincita sul mondo artificiale. Avremo nuovamente il paradiso in terra.

 

Francesco Rosso