Il potere sovversivo del cibo
Un pasto che nutre il corpo, risveglia la coscienza e semina libertà
Tommaso Carmenati | Responsabile eventi e comunicazione Autosufficienza
Un pasto che racconta una visione
Già dal mattino, tra il profumo del pane sfornato la sera precedente e il canto degli uccelli che si mescola al rumore dell’acqua di sorgente, si prepara il momento che per molti dei nostri ospiti sarà una vera e propria rivelazione.
Un pasto semplice, eppure capace di accendere qualcosa di profondo.
Ad Autosufficienza, il cibo è molto più di nutrimento. È un linguaggio universale attraverso cui raccontiamo una visione del mondo, un ponte tra la materia e lo spirito, tra la cura della Terra e cura dell’Uomo.
L’alimentazione diventa una metafora, un mezzo potente per seminare consapevolezza.
E quando parlo di seminare, non mi riferisco solo ai semi nell’orto, ma a quelli che attecchiscono nel profondo delle persone che vengono qui.
Rovesciare l’immaginario
Nella società in cui viviamo, “mangiare sano” è spesso sinonimo di rinuncia.
Ci viene insegnato che per prendersi cura della propria salute bisogna sacrificare il gusto, rinunciare al piacere.
Il “mangiar bene” è diventato, nell’immaginario collettivo, una pasta integrale scotta e una passata di pomodoro scondita.
Eppure, proprio in questo luogo, giorno dopo giorno, stiamo riscrivendo quel paradigma. Qui ogni piatto è preparato con un’attenzione quasi rituale: ingredienti biologici coltivati nei nostri orti, farine di grani antichi macinate a pietra, verdure raccolte poche ore prima, erbe aromatiche locali, acqua di sorgente.
Ogni gesto in cucina è un atto di cura, ogni sapore una testimonianza di bellezza.
E quando le persone si siedono a tavola e scoprono che questo cibo “etico” può essere anche delizioso, che la bellezza e la bontà possono coesistere con la salute e il rispetto per gli ecosistemi, qualcosa cambia.
Gusto, bellezza, rivoluzione
Lo vedo negli occhi di chi assaggia per la prima volta la nostra pizza a metro zero: grani antichi, lievito madre, legna dei nostri boschi. O nei sorrisi dopo i pranzi romagnoli preparati dalla nostra ‘zdora Franca, che ha rivisitato la vera tradizione contadina romagnola in chiave vegetariana.
Accade qualcosa di sottile ma rivoluzionario: si espande l’immaginario.
Chi pensava che per mangiare sano servisse rinunciare, scopre che esistono infinite possibilità per creare cibo buono, bello e giusto.
Questo è il vero potere sovversivo del cibo. Perché quando un individuo scopre che può nutrirsi rispettando la propria salute e quella del pianeta, senza rinunciare al piacere, diventa più libero.
E la libertà è contagiosa. Una nuova immaginazione si accende, e con essa il desiderio di vivere in modo diverso. È così che un semplice pasto può generare un cambiamento culturale.
Un aneddoto personale
Ricordo quando sono arrivato qui per la prima volta nel 2020.
Venivo da un contesto “normale”, dove la parola cereali evocava in me un ventaglio di possibilità tra fusilli, penne, tagliatelle eccetera.
Scoprire il miglio, il grano saraceno, il sorgo, è stato come aprire una finestra su nuovi orizzonti.
Capii che ogni volta che ampliamo la nostra conoscenza, conquistiamo un frammento di libertà.
Scegliere cosa mangiare diventa allora un atto politico, un gesto quotidiano che ci restituisce potere e responsabilità.
Cibo come atto d’amore
Il cibo non è mai solo cibo.
È una forma d’amore, una dichiarazione di pace, una scelta di cura verso sé stessi e verso la Terra.
In ogni piatto servito qui ad Autosufficienza si cela un messaggio: si può vivere in armonia, creare bellezza e bontà, senza distruggere nulla.
Si può essere felici senza consumare, si può essere sazi nutrendo anche l’anima.
E quando una persona, dopo mesi, ci scrive dicendo che a casa ha iniziato a cucinare in modo diverso, che guarda al cibo con occhi nuovi, sappiamo che quel seme ha germogliato. Forse lentamente, ma inesorabilmente.
Il seme del cambiamento
Il cambiamento, a volte inizia da un piatto, da un profumo, da un boccone che risveglia la memoria di ciò che siamo: esseri interconnessi, parte della stessa Terra che ci nutre.
Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 83 (dicembre 2025/febbraio 2026).
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