Vietato non copiare: come migliorare il mondo grazie alla condivisione
Uno dei motti a cui siamo più affezionati è: “Vietato non copiare”. Eppure, a scuola ci hanno sempre ripetuto il contrario, ovvero che “è vietato copiare”.
Questo principio non si ferma tra i banchi: molte aziende custodiscono gelosamente le proprie strategie, così come i ristoranti tengono segrete le loro ricette. È diventato un dogma culturale largamente accettato.
Perché mai noi diciamo il contrario?
Perché vietato non copiare
Perché crediamo che in natura tutto esista già. Al massimo, qualcuno può avere il merito di essere il primo a fare una scoperta.
Ma perché questa scoperta dovrebbe restare confinata a pochi?
Condividere conoscenze, esperienze, persino ricette, significa offrirle al mondo perché possano essere migliorate.
Se una scoperta rimane chiusa in un cassetto, come può evolversi grazie a nuove idee e innovazioni?
Quando invece la si condivide, si attiva un circolo virtuoso: qualcun altro può prenderla, sperimentarla, arricchirla. E magari, un giorno, restituirla migliorata a chi l’ha ideata. Questo è il potenziale straordinario della condivisione.
Non si tratta però solo di questo.
C’è anche una motivazione etica di fondo: perché ostacolare la diffusione di qualcosa che può fare del bene? Se smettessimo di competere e iniziassimo a collaborare, mettendo al centro il bene comune, forse il mondo sarebbe davvero un posto migliore.
Come applichiamo il “vietato non copiare” ad Autosufficienza
Qui ad Autosufficienza, la condivisione è parte integrante della nostra filosofia.
Nei primi anni del progetto, Francesco Rosso – il fondatore – ha investito tempo e risorse, commettendo errori costosi. Se all’epoca ci fosse stato qualcuno disposto a condividere le proprie esperienze, avrebbe potuto evitare molti di quegli sbagli, con un beneficio evidente per tutti.
Per questo, qualche anno fa abbiamo organizzato il ritiro “Da zero all’autosufficienza”: un percorso completo per chi desiderava creare un progetto simile al nostro. In quell’occasione abbiamo condiviso senza riserve tutte le nostre migliori pratiche, maturate negli anni.
Oppure basti pensare al valore sociale che oggi ha Autosufficienza: migliaia di persone ogni anno vengono a trarne ispirazione, cambiano vita, danno impulso a nuove economie, nascono nuovi progetti… e nuove famiglie.
Tutto è nato anche grazie all’ispirazione che Francesco ha potuto trarre da altri progetti simili (negli scorsi anni, infatti, Francesco aveva già scritto un articolo che si intitolava proprio “Vietato non copiare“). Allo stesso modo, tante persone che sono passate di qui raccontano quanto questa esperienza abbia influito sulle loro scelte di vita.
Nei nostri corsi e retreat rivolti alla salute, non offriamo solo un’esperienza. La nostra visione di salute autosufficiente prevede la trasmissione di strumenti concreti, perché chi partecipa possa proseguire in autonomia.

In fondo, tutta la storia dell’umanità è costruita sulla condivisione. Popoli e persone si sono sempre ispirati a vicenda, migliorando ciò che hanno imparato dagli altri.
Altre esempi virtuosi della Romagna
E non siamo soli a pensarla così.
Remedia Erbe, ad esempio – un’azienda di Quarto di Sarsina che dal 1992 realizza preparati erboristici e cosmetici al servizio della natura – nonostante crei prodotti di altissima qualità, pubblica sul proprio blog le ricette per realizzarli in casa, usando strumenti semplici e accessibili a tutti.

Oppure Nel Nome del Pane, il forno di Fabio Cappelletti a Dovadola, premiato con i 3 pani del Gambero Rosso. Fabio è sempre stato disposto ad ospitare persone nel suo laboratorio per condividere con loro l’arte della panificazione, senza pretendere royalties o avviare franchising. Lo fa perché crede che diffondere il bene che ha creato sia più importante del proteggerlo.
Trasformare il mondo in un luogo migliore
Slogan come “Vietato non copiare” hanno il potere di cambiare mentalità, rovesciare paradigmi e mettere in crisi convinzioni radicate.
E se tante persone portano avanti un approccio alternativo come questo, alla fine questo approccio diventa la normalità.
E quando un approccio diventa normalità, l’intera società cambia.

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