Copiando possiamo cambiare il mondo

A scuola ci insegnano a non copiare

A scuola difficilmente accettavo di sottomettermi al volere dei professori se non lo ritenevo idoneo alla situazione, e per questo inevitabilmente capitava di essere in contrasto con loro. Non amavo particolarmente studiare i libri accademici, ma leggevo moltissimo e questo mi ha sempre aiutato a ottenere voti piuttosto alti, anche se non ero particolarmente preparato sull’argomento specifico. Negli ultimi anni delle superiori avevo affinato la tecnica del copiare dai miei compagni di classe più preparati. Grazie a una migliore esposizione, non di rado, riuscivo a prendere un miglior voto del compagno da cui avevo copiato.

Ovviamente per i professori copiare era gravissimo, se scoperto venivo punito e gli studenti più avveduti si accertavano che non copiassi da loro. Nessun professore ha mai proposto di fare un’interrogazione o un compito in classe dove copiare e/o cooperare fra di noi fosse qualcosa di positivo. L’orientamento scolastico doveva già prepararci a un mondo di indipendenza, competizione e concorrenza.

Senza alcuna preparazione specifica, per varie vicissitudini, a vent’anni mi trovai a gestire come webmaster il neonato sito internet www.macrolibrarsi.it. Era il 2005, gli e-commerce erano ancora perlopiù sconosciuti alla gran parte della popolazione italiana e io stesso non avevo mai fatto acquisti online. Come sviluppare quindi un e-commerce senza avere alcuna conoscenza specifica in ambito marketing, software, internet?
Iniziai a navigare nei siti internet più innovativi e performanti al mondo – in quel momento si trovavano principalmente in USA e Canada – per copiare ciò che più mi sembrava interessante per Macrolibrarsi. Nel 2006 diventai amministratore delegato dell’azienda e quindi iniziai a formarmi anche su come gestire un’azienda, come coordinare un gruppo, ecc.

Potevo emulare modelli vincenti per ottenere dei risultati e così alla giovane età di 21 anni fui in grado di far crescere molto velocemente l’azienda senza alcuna esperienza e competenza, semplicemente copiando i fattori di successo che avevano portato altre aziende a svilupparsi e circondandomi di persone che avevano le competenze che a me mancavano.

Una delle prime cose che imparai era che in azienda avevo bisogno di una squadra che si basasse sui valori della cooperazione e non della competizione come ci avevano insegnato a scuola. I più bravi nel proprio ambito dovevano trasferire le proprie conoscenze agli altri, i manager più abili erano coloro che facevano crescere i sottoposti e non coloro che trattenevano per sé le conoscenze. Henry Ford era considerato un ignorante, ma grazie alla sua capacità di circondarsi di persone più preparate di lui, riuscì a creare il più grande impero industriale della sua epoca.

Copia il meglio e cambia il mondo

Nei primi anni della mia carriera lavorativa ho copiato i modelli aziendali americani. Volevo sviluppare un’azienda di successo che ogni anno fatturasse di più. I risultati furono straordinari e quasi immediati, ma a un certo punto sentii che diventare ricco, avere la villa con piscina, la barca e l’auto di lusso, non erano lo scopo della mia vita. L’acquisto di 70 ettari di terra in montagna per creare un progetto di resilienza familiare mi portò ad abbandonare le letture dei grandi imprenditori e consulenti di multinazionali americane. Iniziai a orientarmi verso modelli di agricoltura sostenibile, permacultura, economia del bene comune, ecologia, ecosovversione. Modelli che non parlavano più di crescita infinita ma di ciclicità, autoregolazione, cooperazione, fiducia.

 

L’ispirazione è ovunque: sta a te copiarla!

Viaggiare per eco-villaggi, aziende agricole biologiche, centri di yoga e meditazione, parchi naturali, aziende in permacultura, centri ambientali, è diventato una fonte di ispirazione costante che mi ha portato a realizzare La Fattoria dell’Autosufficienza, un luogo che per me e per sempre più persone rappresenta il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo.
In Sepp Holzer, il contadino ribelle austriaco, ho trovato l’essenza di un ottimo modello di azienda agricola sostenibile in un clima di montagna come quello in cui abbiamo costruito la Fattoria, a San Piero in Bagno. In “Remedia Erbe” la dimostrazione che bellezza, passione, coerenza e conoscenza possono trasformare greppi abbandonati in un luogo di sano lavoro e scambio per tante persone. Nell’ Euz tedesco (centro per l’energia e l’ambiente) e nell’architetto Friedensreich Hundertwasser ho trovato un nuovo modo eccezionale di costruire, in Christian Felber e nella sua economia del bene comune un modello di economia sostenibile, in The Sanctuary Thailand, Rancho Margot, Pachamama, Swasti Eco-Cottage… modelli interessanti di ospitalità e turismo eco-sostenibile.

A “La Fattoria dell’Autosufficienza” non ho inventato nulla di nuovo, semplicemente copiato e spesso migliorato ciò che già esisteva. Lo scopo è che La Fattoria stessa diventi un modello per altri da copiare. Oggi esistono modelli di città intere, come le Transition Towns, che se emulati possono garantirci un futuro.

Seguire ancora i modelli che ci hanno portato al baratro in cui ci troviamo oggi è semplicemente follia. Dobbiamo abbandonare il paradigma della competizione per arrivare alla cooperazione, non solo fra di noi ma anche fra tutti gli esseri che condividono con noi questo splendido pianeta.

Iniziamo a creare ciò che vogliamo sia il cambiamento e allora potremo solo dire l’esatto opposto di quello che ci hanno insegnato a scuola: VIETATO NON COPIARE!

 

Le Transition Town: copiare per credere!

Le Città di Transizione (Transition Towns in inglese) sono il movimento fondato dall’ambientalista Rob Hopkins, in Irlanda e in Inghilterra negli anni 2005 e 2006, con l’obiettivo di migliorare la consapevolezza rispetto a temi di insediamento sostenibile e preparare alla flessibilità richiesta dai mutamenti in corso.

Le Transition Towns si basano su un approccio di tipo resiliente, multidisciplinare e creativo per produrre energia e raggiugere l’indipendenza energetica, incentivare la salute naturale e l’educazione, tutelare l’economia e l’agricoltura, verso un futuro sostenibile per la città e i suoi abitanti. Le comunità delle Transition Town sono incoraggiate a ricercare metodi per ridurre l’utilizzo di energia ed incrementare la propria autonomia a tutti i livelli. Fulcro del movimento delle Transition Towns è l’idea che una vita senza petrolio può in realtà essere più appagante, amabile e soddisfacente dell’attuale.

Ragionando fuori dallo schema corrente, possiamo in realtà riconoscere che la fine dell’era di petrolio a basso costo è un’opportunità piuttosto che una minaccia. Possiamo progettare la futura era a bassa emissione di anidride carbonica come epoca fiorente, caratterizzata da flessibilità e abbondanza, sicuramente un posto molto migliore in cui vivere dell’attuale epoca di consumo alienante basato sull’avidità, sulla guerra e sul mito di crescita infinita.

In Italia esistono diverse Città di Transizione riconosciute ufficialmente da TN e coordinate in maniera molto soft da www.transitionitalia.it: una delle prime è stata Monteveglio, in provincia di Bologna. Il numero di comunità coinvolte è in costante crescita, con molte città prossime alla “ufficializzazione”.

Scritto da Francesco Rosso