Sekem e la sfida dell’autosufficienza
È in mezzo al deserto il modello di una società e di un’umanità completamente nuove per valori, economia, creatività e cultura
Francesco Rosso | fondatore di Autosufficienza e direttore di Macrolibrarsi
Nel 2009 acquistai insieme alla mia famiglia settanta ettari di terra di montagna e ruderi abbandonati nell’Appennino Romagnolo. L’obiettivo era renderci autosufficienti nel più breve tempo possibile, per essere pronti alle sfide che saremmo andati a incontrare in futuro come umanità e in particolare come famiglia: la crisi economico-finanziaria, sociale, ambientale, idrica, sanitaria, diplomatica.
Tutto sta accadendo ora sotto i nostri occhi.
La storia della Fattoria dell’Autosufficienza
Ispirandomi a vari modelli appresi tramite libri, corsi, consulenze, viaggi ho costruito da zero La Fattoria dell’Autosufficienza – un centro di ecologia applicata, azienda agricola, bio-agriturismo e centro di formazione progettato e costruito in permacultura – con l’idea che possa essere il seme di una nuova società.
L’azienda agricola produce in maniera biologica ortaggi, frutta, erbe aromatiche, uova, miele, cereali e legumi e incrementa ogni anno le produzioni e la varietà dei prodotti.
Sono stati ristrutturati i ruderi preesistenti utilizzando materiali ecologici e tutte le strategie per ridurre l’impatto ambientale e i consumi di acqua ed energia.
Fin da subito ho scelto di rendere il luogo aperto alla società, perché potesse diventare un’esperienza di riferimento per tanti e non solo un “rifugio” per la mia famiglia.
Fin dal 2011 è stata avviata un’attività di accoglienza e formazione per cui abbiamo ospitato centinaia di corsi, principalmente legati all’agricoltura naturale, la permacultura, l’autoproduzione e la salute.
Fatti questi primi passi mi è stato ancor più chiaro che per essere autosufficienti è necessario creare una comunità che possa far fronte a tutte le necessità umane di questo tempo.
Ho cercato dei modelli invano. Tutti gli ecovillaggi o progetti che visitavo o studiavo avevano sempre troppi limiti: mancanza di concretezza e solidità; eccessiva specializzazione in un ambito della vita (spiritualità, agricoltura, salute) senza un approccio olistico alla vita che abbracciasse tutti i suoi ambiti; difficoltà nel prendere decisioni ed evolvere; poca coerenza, poca qualità, poca bellezza.
Come ho conosciuto Sekem
Nel 2021 Ilaria di ViandantiSi mi parlò di un viaggio che organizzava in Egitto per visitare una realtà interessante: Sekem. Non presi in considerazione la proposta per le mille altre cose che avevo in testa. A Settembre 2023, Massimo Corbara, un caro amico, mi nomina nuovamente Sekem, dove è stato in visita pochi giorni prima. A Novembre 2023 il nostro consulente biodinamico Mauro Carlin mi parla nuovamente del progetto Sekem come un’esperienza molto concreta e non distante da quello che voglio realizzare e così mi decido finalmente a comprare il libro del fondatore Ibrahim Abouleish: La Sfida di Sekem.
Leggendo il libro, mi rendo immediatamente conto della lungimiranza e della complessità del progetto. Ibrahim Abouluish (1937 – 2017) è riuscito a realizzare ciò che ho in mente da anni: ha creato una nuova società dentro la società e completamente aperta alla società preesistente, ma con regole completamente diverse e con l’obiettivo di cambiare la storia del suo paese, l’Egitto.
Ibrahim Abouluish scappa di casa all’età di diciotto anni per andare a studiare in Austria. Era una persona brillante, laureato con i pieni voti in chimica e subito diventato direttore di due laboratori di ricerca di case farmaceutiche. A quarant’anni conosce l’antroposofia e decide di tornare in Egitto per risolvere i problemi che angosciano la sua nazione: rinverdire il deserto con la biodinamica è il suo obiettivo.
Sekem nasce nel 1977 quando Ibrahim acquista dei terreni nel deserto a sessanta chilometri da Il Cairo per fondare un’azienda agricola biodinamica.
Oggi, dopo quarantasette anni, Sekem è un’oasi nel deserto con un’azienda agricola biodinamica, imprese di trasformazione nell’ambito dell’alimentare, tessile e farmaceutico, associazioni di promozione sociale, scuole per tutte le età ispirate alla pedagogia Waldorf, centro medico, mense, ospitalità, centri culturali e creativi, e in sede distaccata anche l’università internazionale riconosciuta per lo sviluppo sostenibile, con sei indirizzi di studio (ingegneria, economia, farmacia, fisioterapia, agricoltura biologica).
Per Sekem lavorano direttamente circa duemila persone, ma la comunità ha saputo tessere un incredibili reti di collaborazioni che coinvolge contadini egiziani, associazioni internazionali e imprese.
L’utopia di una nuova società
La mia aspettativa dopo aver letto il libro è veramente alta.
Sono sicuro di me stesso, sono molto coraggioso e intraprendente, ma anche nel 2023, per vari motivi, ho dubitato di poter realizzare l’utopia di una nuova società. Nella vita sono sempre stato abbastanza bravo a copiare, a collegare i puntini, a migliorare l’esistente, ma non sono un genio creativo, creare qualcosa di totalmente nuovo ricevendo l’informazione dall’etere non fa parte del mio essere “terra”.
Sekem può essere finalmente un progetto concreto, realizzato, a cui potermi ispirare. Sekem potrebbe essere la consapevolezza che se qualcuno lo ha fatto in un contesto economico, politico, sociale estremamente complesso, si può fare anche in Italia.
Questo ragionamento può essere banale, ma se guardiamo ad esempio allo sport, ogni volta che viene superato un record che magari per anni sembrava inarrivabile, ecco che per tutti diventa raggiungibile e quindi tanti lo superano.
Terminato libro, mi sono collegato sul sito di ViandantiSi, siamo a fine dicembre 2023. Il viaggio organizzato per Sekem è a febbraio, momento perfetto per me perché le attività agricole e di ospitalità della Fattoria sono quasi ferme. Prenoto.
L’importanza di un motore economico solido
In questi casi quasi sempre le mie aspettative sono troppo alte e quindi rimango deluso e in effetti in parte così è stato.
L’ordine, la pulizia e la bellezza sono per me fattori molto importanti in una società, per questo gli immobili e l’arredamento molto essenziali, la poca cura di certi ambienti, come i locali agricoli, mi hanno colpito negativamente. In particolare ho sentito la mancanza di calore (non inteso come temperatura) negli ambienti. Comunque il salto rispetto al vicinato in termini di pulizia, pace, vegetazione è sicuramente apprezzabile.
La struttura organizzativa, i valori, la scuola, i progetti, l’amministratore e presidente sono invece eccezionali. Vedere duemila persone vivere, lavorare e studiare insieme è stato estremamente arricchente.
Molte volte mi sono chiesto come poteva essere organizzata una nuova società, considerando che comunque continuiamo a dipendere per tanti aspetti, come ad esempio il denaro, dalla vecchia società.
Molte volte mi sono chiesto se fosse corretto che la mia famiglia mantenesse la proprietà dei terreni e degli immobili, o se questo sarebbe stato un limite troppo forte per il senso di appartenenza di chi si sarebbe unito a noi.
L’iniziativa di Sekem si è organizzata in questo modo.
La struttura è estremamente interessante e conferma le intuizioni che avevo già avuto visitando ecovillaggi che avevano difficoltà a progredire per mancanza di un motore economico-finanziario.
Sul lato sinistro c’è il motore economico dell’iniziativa dato dalla Holding di proprietà della famiglia Abouleish e alcune banche green tedesche che hanno finanziato il progetto.
Le aziende creano ricchezza che poi viene devoluta alle realtà sociali e culturali sulla destra del grafico, attività che per loro natura non creano entrate sufficienti per potersi autofinanziare.
Ci sono anche varie istituzioni internazionali e privati che con i propri contributi volontari contribuiscono ulteriormente al sistema.
Perché dare così importanza all’economia?
La risposta è evidente, per creare una nuova società, ma non vivere come nativi o comunque nella mancanza, sono necessari ingenti investimenti iniziali di energia umana e denaro, fino a che non si raggiunge un equilibrio economico e sociale.
Arte, cultura e creatività
Un aspetto che mi ha particolarmente colpito di Sekem è l’importanza che viene data all’arte, alla cultura e all’artigianato. I bambini fin da piccoli imparano a cantare, a suonare, disegnare, ballare, a modellare il legno, la creta e a gestire l’orto. Settimanalmente assistono a spettacoli di teatro, musica e altre performance artistiche.
Gli indirizzi universitari, oltre alle materie specifiche del ramo scelto, hanno un programma trasversale obbligatorio che prevede lezioni di arte, cultura, comunicazione, creatività, sviluppo, innovazione, scienze sociali, natura e comunità.Il dieci per cento dell’orario lavorativo viene dedicato ad attività culturali, sociali ed artistiche.
Noi, per esempio, abbiamo partecipato a più cerchi dei lavoratori dove si leggeva un passo tratto da un libro di Rudolf Steiner o semplicemente si condividevano le attività che si sarebbero svolte durante la giornata; a una sessione di euritmia e a un concerto di flauto e violino nella scuola primaria.
A Sekem ci sono varie mense per i lavoratori, per gli studenti e per gli ospiti. Il cibo è biologico, molto buono e salutare, fatto assolutamente non trascurabile, in particolare in Egitto, dove l’egiziano medio non fa molta attenzione alla salute.
Rinverdire il deserto con la biodinamica
È stato molto bello anche visitare Wahat, il nuovo progetto di Sekem per rinverdire il deserto (Greening the desert).
L’obiettivo è quello di trasformare 1.000 h di deserto in suolo fertile basandosi sull’agricoltura biodinamica.
Qui ho visto una maggior attenzione alla bellezza, data dalle nuove generazioni alla guida di Sekem, in particolare nella mensa e nella scuola. L’aspetto interessante è stato vedere come la scuola sia stata considerata la priorità assoluta per sviluppare il progetto. Ho letto questa scelta in duplice modo. C’è un aspetto pratico e immediato legato al fatto di attirare lavoratori che hanno bisogno di lasciare i bambini a scuola.
Ma anche un aspetto più lungimirante: se vogliamo creare una nuova società abbiamo bisogno che gli adulti di domani abbiamo modelli, paradigmi ed immaginazione completamente diversi dei nostri. A Wahat le priorità sono agricoltura, residenzialità e cultura.
Ho avuto la possibilità di fare ad Helmy, il presidente e figlio di Ibrahim, una domanda durante una chiacchierata serale con noi dopo cena. Ho chiesto con duemila dipendenti, decine di progetti, importanti ruoli internazionali, viaggi continui, come facesse a trovare il tempo per parlare con noi.
Mi ha risposto che ama la vita, ama il suo lavoro e ha degli ottimi collaboratori che sono in grado di gestire e sviluppare le attività con un buon grado di autonomia.
Il mio progetto di società nuova
Macrolibrarsi, Autosufficienza e Vivi Consapevole, i progetti che attualmente gestisco, possono essere l’embrione di una nuova società. Per farlo secondo Helmy servono perseveranza, coraggio e un po’ di pazzia, elementi che credo di possedere.
Da questo embrione nasceranno e si svilupperanno nuove società e associazioni, nasceranno nuove collaborazioni nazionali e internazionali per creare economia circolare, arriveranno persone che sono in grado di far evolvere e sviluppare i progetti.
Già ci sono tutti i presupposti perché all’attività commerciale e culturale di Macrolibrarsi, all’attività agricola, ricettiva di Autosufficienza, all’attività di promozione sociale di Vivi Consapevole possano affiancarsi spazi residenziali eco-efficienti, una scuola internazionale per lo sviluppo sostenibile, spazi dedicati alla salute naturale, alla preghiera e alla meditazione, alla costruzione ecologica, alla trasformazione di prodotti alimentari, erboristici e per la pulizia, all’abbigliamento naturale e tanto altro.
Si aggiungeranno al team altre persone di grande talento, che mi affiancheranno nello sviluppo dei singoli progetti; arriveranno finanziamenti importanti, essenziali per la costruzione, arriveranno le famiglie e i bambini e l’utopia sarà una realtà.
Ma soprattutto, il grande messaggio che raccolgo da Sekem è l’importanza dell’arte. La nostra società razionale ci sta sempre più imbruttendo.
L’arte e la cultura hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo della creatività, della socialità e della bellezza. Per Ibrahim Abouleish l’arte era fondamentale nello sviluppo di una società nuova.
Vuoi approfondire le tematiche trattate?
Libro “La sfida di Sekem”
Video “Autosufficienza: vivere liberi e in salute”
Video “Autosufficienza alimentare, energetica e sostenibilità in pratica fino al 2050: ecco come si fa”
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Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 78 (settembre/novembre 2024).
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