Creiamo nuove Blue Zones
Da Okinawa alla Sardegna, ecco quali sono i segreti dei centenari e come copiarli per creare nuove comunità longeve, sane e felici.
Tommaso Carmenati | Responsabile eventi e comunicazione Autosufficienza
Tra gli studi più importanti fatti in questi ultimi anni, in termini di longevità, dobbiamo necessariamente citare quelli condotti da Dan Buettner sulle Blue Zones, ovvero aree geografiche in cui gli abitanti vivono più a lungo e in salute rispetto alla media.
Nonostante negli ultimi anni siano emerse controversie sulla veridicità dei dati da lui raccolti, ci sono diverse intuizioni che il ricercatore ha riportato e che meritano di essere prese in seria considerazione.
Oggi le Blue Zones, però, sono state investite da cambiamenti importanti, dovuti alla globalizzazione, al dilagare della società del consumo e a una serie di altri fattori, che hanno fatto cadere i presupposti per cui si erano meritate il titolo di zone più longeve della terra.
Che cosa è accaduto?
Come creare nuove Blue Zones nella terra, partendo dagli stessi principi e adattandoli alla contemporaneità che stiamo vivendo?
Ma facciamo un passo indietro…
Quali sono i criteri comuni delle Blue Zones?
L’autore di Blue Zones parte per scoprire le 5 zone Blue del mondo Okinawa (Giappone), Sardegna (Italia), Nicoya (Costa Rica), Ikaria (Grecia), Loma Linda (California), certo del fatto che i segreti della longevità di queste popolazioni risedesse nell’alimentazione sana e nell’attività fisica regolare.
Ciò che scopre però, va ben al di là di questi due aspetti…
Nello stile di vita di queste popolazioni rientrano certamente l’alimentazione consapevole e il movimento naturale, ma Dan si rende conto che in realtà ci sono altri fattori che accomunano i popoli più longevi della terra.
Ecco quali sono:
- l’Ikigai, ovvero avere uno scopo chiaro nella vita;
- Praticare la preghiera, la meditazione o ritagliarsi semplici momenti di riposo e convivialità. Questi fattori riducono notevolmente lo stress;
- avere un forte senso di comunità: la famiglia e la comunità sono centrali nella loro vita. Gli anziani vengono rispettati e mantenuti attivi;
- coltivare relazioni sociali solide: le persone vivono in comunità coese, frequentano amici e parenti con regolarità e fanno parte di gruppi sociali che promuovono uno stile di vita sano.
A trarre conclusioni simili, era arrivato, negli anni Settanta, anche Aaron Antonovsky, sociologo e padre fondatore della salutogenesi, il modello che si occupa di studiare i fattori che promuovono la salute.
Antonovsky comprende che i principali fattori determinanti la salute sono il senso di coerenza, fattore chiave per affrontare lo stress e mantenere la salute, e le risorse di resistenza, elementi interni o esterni (come supporto sociale, autostima, conoscenze, stabilità economica) che aiutano le persone a far fronte alle difficoltà, contribuendo a rafforzare il senso di coerenza e il benessere: filoni diversi, che sembrano convergere verso la stessa direzione.
Il destino delle Blue Zones
Negli ultimi anni, alcune di queste aree hanno subito cambiamenti significativi a causa della globalizzazione e dell’adozione di stili di vita moderni, che potrebbero aver influenzato negativamente la loro caratteristica longevità.
Ad esempio, a Okinawa, in Giappone, l’introduzione di minimarket e fast food ha portato ad un cambiamento delle abitudini alimentari tradizionali.
Allo stesso modo, nella penisola di Nicoya, in Costa Rica, l’adozione di diete occidentali e stili di vita più sedentari ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità della longevità tradizionalmente osservata in questa regione.
Sembra che presto o tardi, se non si interviene in modo deciso, il destino delle Blue Zones sarà segnato.
Creare nuove Blue Zones
Autosufficienza, il centro di ecologia applicata di Macrolibrarsi, è un perfetto esempio di Blue Zone calato nell’epoca contemporanea.
Grazie alla visione olistica e all’attenzione ad ogni aspetto della vita, anno dopo anno si sta tentando di creare un’alternativa rispetto al pensiero unico propinato nella società convenzionale.
Ogni scelta, ogni azione, va nella direzione di generare sempre più salute.
Dal suolo all’acqua, dall’economia alle nascite, dall’aspetto comunitario all’architettura, dalla comunicazione alla fitodepurazione.
Aspetti da sempre considerati slegati, che qui stiamo tentando di far dialogare in modo armonico.
E di fatti questo luogo sta diventando negli anni sempre più un eden di biodiversità e bellezza.
Ma non finisce qui: attorno all’attività di formazione che proponiamo, incentrata sulla salute, negli anni si sta costruendo sempre di più un popolo sensibile e attento a queste tematiche. L’abbiamo chiamato il popolo della guarigione: sono persone che tramite l’impegno e la passione stanno cambiando la loro vita e quella di tutti coloro con cui vengono in contatto.
Chissà che un piccolo seme come questo potrà sommarsi a tanti altri semi e generare davvero, passo dopo passo, il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.

Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 81 (giugno/agosto 2025).
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