Come trasformare il deserto in paradiso
La permacultura ci insegna a gestire l’acqua in modo naturale e intelligente, per fermare l’avanzata dei deserti
Era il 2011 quando decisi di andare a visitare il Krametherof nella regione del Longau in Austria. Ero rimasto folgorato dalla visione di un documentario in cui si parlava di Sepp Holzer, il contadino ribelle che aveva trasformato la tenuta agricola di famiglia in un paradiso naturale costruendo un impressionante sistema di 80 laghi e terrazze in un terreno scosceso dai 1100 ai 1500 metri di altitudine.
Attraverso il sito internet reperii i contatti e chiesi informazioni per una visita. Mi diedero la disponibilità per portare alla fattoria un gruppo italiano con traduzione e così mi misi in moto. Allora non esistevano libri in italiano di Holzer e nessun sito in italiano che parlasse di questo personaggio, nonostante ciò, ben presto radunai venti persone desiderose di partire. Arrivati sul posto fu Andreas, il figlio di Holzer, ad accoglierci: per quattro giorni abbiamo alternato visite dell’azienda a lezioni teoriche e visioni di progetti della permacultura di Sepp.
Quello che si è mostrato ai miei occhi non lo dimenticherò mai. Al Krametherof ho compreso che è possibile fare agricoltura e allo stesso tempo creare paesaggi incredibilmente belli anche in zone della terra impervie dove, a prima vista, ogni sforzo potrebbe sembrare vano. Ho compreso che saper gestire in maniera intelligente e naturale l’acqua può cambiare il mondo e soprattutto che è possibile far tornare la vita nei deserti.
La cosa veramente grande di Sepp Holzer è che dopo aver creato un paradiso nella sua tenuta in Austria, ha iniziato, come consulente, a creare paradisi in ogni regione del mondo ottenendo risultati incredibili anche nei deserti, una delle più grosse piaghe del nostro tempo.
Dopo aver creato un paradiso nella sua tenuta in Austria, Sepp Holzer ha iniziato, come consulente, a creare paradisi in ogni regione del mondo
Invertire la desertificazione è possibile con la permacultura
Il processo della desertificazione globale è così drammatico che, secondo l’ONU, a livello mondiale ha già determinato la perdita di un quinto delle aree coltivabili. Le foreste pluviali del Sudamerica o dell’Indonesia si trasformano in deserto più rapidamente di quanto si riesca a studiarne le specie animali e vegetali. Anche quelli che oggi sono deserti, anticamente erano regioni fertili: il Sahara era una verde savana nella quale gli esseri umani riuscivano a vivere bene. Nel processo di desertificazione la vegetazione e la vita del suolo si impoveriscono, il terreno inaridisce, il livello freatico si abbassa e l’erosione della terra fertile si intensifica finché l’humus scompare del tutto e resta soltanto sabbia. La coltivazione diventa sempre più difficile e i contadini abbandonano la terra.
Anche in Italia questa situazione drammatica segue il proprio corso. La siccità estiva aumenta. I disboscamenti, la moria degli alberi e le monocolture diminuiscono la capacità di accumulo idrico del suolo. La vegetazione, decimata, non riesce più a fornire sufficiente ombra al terreno, che, a questo punto, è più caldo dell’acqua piovana: se piove, l’umidità non penetra più in profondità, ma forma goccioline in superficie. Il suolo si indurisce. Le forti piogge invernali non riescono più a permeare la terra e dilavano l’humus trasportandolo nelle valli, nei fiumi e nel mare. Ciò che rimane è sabbia e sassi. Gli alberi muoiono, i boschi si incendiano, i contadini abbandonano i campi, intere regioni si spopolano. Così nascono i villaggi fantasma del Sud. Per Sepp Holzer fermare tutto ciò è possibile e in tante occasioni, come nell’ecovillaggio di Tamera in Portogallo, lo ha dimostrato con i fatti.
L’ecovillaggio di Tamera e l’arresto della desertificazione
Nel marzo del 2007 Sepp Holzer è stato invitato in Portogallo per una consulenza all’ecovillaggio di Tamera. La sfida era: in un paesaggio arido e tendente alla desertificazione come il Portogallo del Sud, come si può creare un modello di produzione ortofrutticola sana per trecento persone su una superficie di 150 ettari?
Sin dall’inizio la proposta di Holzer è stata quella di creare un paesaggio acquatico di almeno dieci laghi e bacini di ritenzione. In questi territori aridi, la cosa più importante è prevenire la desertificazione e creare sufficienti bacini di ritenzione per l’acqua piovana.
Per il primo lago, nel punto più stretto e profondo della valle, è stato eretto un argine dall’andamento arcuato, conformato al paesaggio. Per realizzarlo si è scavata una fossa della profondità di 5 metri e vi si è interrato uno spesso strato impermeabilizzante di limo: lo strato isolante che deve assolutamente essere a tenuta stagna.
Ai lati, questo nucleo di tenuta si prolungava fin dentro i pendii, e alla fine era stato completato con un terrapieno da ambo le parti. La pendenza finale non avrebbe dovuto essere superiore a 1:2, perché solo in questo caso può crescervi la vegetazione. La scarpata è stata piantumata.
Il materiale per l’argine è stato prelevato dalla zona del futuro lago. In un punto di quello che sarebbe diventato il fondale, gli scavi hanno creato una conca, che nel caso del “Lago 1” di Tamera è profonda 12,5 m. I diversi strati di terreno ottenuti con le operazioni di scavo non dovevano essere mischiati, ma venivano subito separati: per lo strato impermeabilizzante c’era bisogno del materiale dello strato di limo, mentre l’humus non doveva finire nell’argine, ma sarebbe stato utilizzato in seguito per le superfici coltivabili.
Anche in Italia la desertificazione segue drammaticamente il proprio corso
I lavori per il primo lago si sono conclusi nell’autunno del 2007, e le piogge dell’inverno e della primavera si sono accumulate all’interno dell’argine sul terreno naturale.
Dapprima l’acqua è filtrata nel sottosuolo, per reintegrare le invisibili riserve sotterranee. Benché siano seguiti due inverni estremamente secchi, il lago si è comunque formato, e poco a poco ha coperto il paesaggio. Nonostante il terreno poroso di ardesia, non è stata necessaria un’impermeabilizzazione aggiuntiva. Al “Lago 1”, che misurava diversi ettari, sono seguiti negli anni successivi altri bacini di ritenzione decentrati.
Nel frattempo gli alberi da frutto che erano stati piantati sui terrazzamenti hanno avuto uno sviluppo rigoglioso, così come i cespugli di frutti di bosco: ai loro piedi cresce una gran varietà di ortaggi e insalate. Sulle terrazze che arrivano a misurare 18 m di larghezza e sono percorse da sentieri, si svilupperà un magnifico bosco misto commestibile di latifoglie. I terrazzamenti sono usufruibili come orti e giardini, ma anche come spazi verdi e come sentieri per escursioni e passeggiate a cavallo. Sulle scarpate a valle si possono creare anche vialetti pergolati percorribili con le macchine agricole o con i carri per fare il raccolto: è possibile senza difficoltà se non si potano i rami alti degli alberi, ma li si lascia crescere e li si regola solo se necessario. Poi, anche con la forte calura estiva e le temperature che arrivano ai 40 °C, si crea un microclima riparato, con un tunnel di vento che procura le condizioni ideali per la coltivazione di ortaggi ed erbe officinali.
Così è possibile progettare i terrazzamenti che circondano il lago come luoghi di grande bellezza e utilità. È del tutto logico che le coltivazioni dei terrazzamenti traggano vantaggio dal lago: l’irraggiamento solare, la saturazione idrica del suolo, la maggiore formazione di rugiada e l’umidità dell’aria hanno effetti molto positivi per la crescita delle piante. Nelle colture intensive di ortaggi, che in estate vanno comunque irrigate, si utilizzano tubi per l’irrigazione a goccia e fossati, e l’acqua viene pompata direttamente dal lago. Gli specchi d’acqua possono essere superfici agricole altamente redditizie, a volte anche in misura maggiore rispetto ai campi coltivati. Li si può sfruttare per la pesca, la coltivazione di piante acquatiche, l’allevamento biologico di uccelli da cortile e di bufali indiani, ma anche per il turismo responsabile e per le attività sportive. Come è evidente, oggi i laghi sono già irrinunciabili: è difficile immaginare come sarebbe Tamera senza i suoi laghi e stagni.
Sepp Holzer alla Fattoria dell’Autosufficienza
Dopo aver visitato il Krametherof e dopo aver visionato i progetti spettacolari come quello di Tamera, ho deciso di far tradurre e pubblicare i libri di Sepp Holzer dal Filo Verde di Arianna e di invitarlo alla Fattoria dell’Autosufficienza perché parte del suo immenso sapere possa influenzare anche il territorio romagnolo. Questo è potuto accadere nel 2016 quando Holzer, dopo 3 giorni di consulenza alla Fattoria dell’Autosufficienza, ha tenuto un corso di permacultura di 4 giorni al quale hanno partecipato trenta persone. Ovviamente gli input sono stati tantissimi e presto anche La Fattoria dell’Autosufficienza avrà i suoi laghi e il suo paradiso.
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