Integrare e dare valore ai margini
La relazione come elemento chiave nella progettazione in Permacultura
La Permacultura è nata come sistema di progettazione del territorio che integra armoniosamente l’uomo con l’ambiente e i suoi elementi, ovvero abitazione, alimentazione, risorse naturali, relazioni umane e sociali. L’obiettivo è progettare insediamenti duraturi, il più possibile simili a ecosistemi naturali, tramite il riconoscimento, l’utilizzo e l’armonizzazione delle componenti del paesaggio (morfologia, clima, terreno, acqua, vegetazione, animali), sviluppando rapporti di sostegno reciproco tra gli elementi dell’ambiente e i bisogni delle persone.
Progettualità e autosufficienza
Il “pensare in modo progettuale” e “l’autosufficienza” diventano quindi il punto di partenza fondamentale, insieme allo sviluppo di buone capacità di osservazione, che non si limitano al “vedere con gli occhi”, ma anche ad analizzare il paesaggio, capirne i suoi limiti e le sue risorse e quali sono le interazioni fra gli elementi già esistenti. Come scrive David Holmgren, co-fondatore della Permacultura: «Una buona progettazione dipende da una libera e armoniosa relazione con la natura e con le persone, in cui l’attenta osservazione e una meditata interazione forniscono al progetto ispirazione, repertorio e modelli». Per analizzare la relazione fra i vari elementi in una progettazione in Permacultura è importante capire che tutto è interconnesso, che ogni elemento in un sistema svolge più funzioni e che ogni funzione può essere svolta da più elementi. Prendiamo ad esempio le galline nella nostra Fattoria:
- ci forniscono il concime che utilizziamo poi negli orti o nel frutteto, trasformando gli scarti della cucina in compost;
- sono libere di razzolare e quindi concimare alcune aree della Fattoria, dove inoltre offrono il servizio di tosatura dell’erba e controllo degli insetti;
- ci forniscono uova e carne;
- sono una grande attrazione per gli ospiti dell’agriturismo.
Allo stesso tempo le funzioni che svolgono possono essere in parte svolte in altro modo rendendo la Fattoria più resiliente. Ad esempio il compost proviene anche da altri animali che vivono in Fattoria, oppure dalla macerazione del cippato o di scarti della cucina non adatti all’alimentazione degli animali.
La progettazione per settori
L’analisi delle zone e dei settori del paesaggio è un primo passo per creare schemi che aiutino a ottimizzare il consumo energetico, prendendo in considerazione il tempo e l’energia impiegata per occuparsi di ogni elemento, la vicinanza dei vari elementi e le persone che se ne prendono cura. Si parte considerando il paesaggio come una serie di zone, al cui centro c’è la parte aziendale o l’abitazione (“Zona 0”). La collocazione degli elementi in ogni zona dipenderà dall’importanza, priorità e numero di visite necessarie per ogni elemento. Un orto di aromatiche e insalate, per esempio, sarà collocato vicino all’accesso alla cucina, ovvero nella “Zona I”, quella immediatamente attorno alla casa. Nella “Zona II”, invece, avremo gli orti più intensamente coltivati e pacciamati e alcuni animali come galline e conigli, mentre nella “Zona III” altri animali come pecore, capre e maiali e alberi o arbusti. Nella Zona IV avremo, per esempio, gli alberi da legna e una food forest, per concludere con la “Zona V”, rappresentata da una parte non coltivata di alberi ed arbusti che funge anche da corridoio ecologico per la fauna selvatica.
In Fattoria abbiamo spesso fatto degli errori nella gestione delle zone, di cui ci siamo ben presto accorti. Per esempio inizialmente avevamo le galline non troppo vicine al centro aziendale e per di più in una zona soleggiata per cui d’estate dovevamo proteggerle dal sole e d’inverno avevamo grosse difficoltà a visitarle, soprattutto con la neve alta. Questa situazione ci richiedeva tanto tempo ed energia che avremmo potuto dedicare ad altro. Un altro errore simile è stato quello di impiantare un frutteto a bassa manutenzione in una zona molto vicina al centro aziendale. Ben presto ci siamo resi conto che quell’area sarebbe stata molto più produttiva come agricampeggio in quanto facilmente collegabile alle utenze, vicino alla reception e con un’ottima vista. Ci è sempre più chiaro come ogni parte dell’azienda è collegata e può giovare o meno della vicinanza al centro aziendale, al lago, alle utenze, al bosco ecc. Un’attenta collocazione all’interno dello spazio può essere un risparmio enorme in termini di costi ed energie. Non avendo tempo ed energie per gestire l’intera superficie della Fattoria, 700.000 mq, la scelta è stata di dedicare oltre il 50% della superficie a “Zona V”, rappresentata dal bosco.
Analisi dei settori
L’obiettivo della progettazione per settori è anche quello di incanalare le fonti di energia esterne (vento sole, fuoco e acqua) verso o al di fuori del sistema. È essenziale per determinare i rischi, ma anche per identificare e progettare i microclimi. Andremo quindi a collocare gli elementi (strutture, specie particolari di piante ecc.) in una zona soleggiata o, al contrario, ombreggiata a seconda dei loro bisogni e funzioni. Questo ha il vantaggio non solo di incrementare l’efficienza energetica degli elementi, ma anche di creare sistemi che necessitano il meno possibile del lavoro e della manutenzione dell’uomo. Infine, l’analisi dei settori e la creazione di microclimi permette di coltivare una maggiore varietà di piante e di favorire la biodiversità del sistema, sfruttando anche il cosiddetto “effetto margine”, ovvero una maggiore fertilità del terreno e una fauna più ricca proprio laddove due microsistemi si incontrano. La principale difficoltà di applicazione che abbiamo riscontrato in Fattoria è il forte vento da Sud. Avendo un clima tendenzialmente freddo, siamo spinti a dover creare microclimi più caldi e quindi cercare l’esposizione a Sud, che però è quella che espone a maggiore sollecitazione del vento piante ed edifici. Ecco che allora bisogna iniziare a individuare avvallamenti, ripari forniti da muri o semplicemente dal bosco che anche alle spalle fornisce un effetto frangivento. Le esperienze più gratificanti ad oggi sono state la realizzazione di muri a secco e terrazzamenti che ci permettono di creare aree microclimatiche decisamente favorevoli. Nei prossimi mesi finalmente riusciremo a procedere con la realizzazione di bacini d’acqua che ci permetteranno di creare ulteriori zone margine, microclimi più caldi e un infinito aumento della bellezza e dalla biodiversità.
La componente etica e umana
La Permacultura ha in sé una componente etica molto forte, arrivando ad abbracciare anche il tema delle relazioni umane e diventando centrale nello sviluppo di una cultura della decrescita. Fra i suoi principi infatti, oltre a quello di prendersi cura della terra, c’è anche quello di prendersi cura delle persone (accudire sé stessi, i parenti e la comunità) e condividere equamente (fissare dei limiti al consumo e alla riproduzione, ridistribuire le eccedenze). La Permacultura ha come obiettivo principale quello di permettere a individui, famiglie e comunità locali di accentuare la loro autosufficienza e autoregolazione, riducendo l’impatto ambientale totale, trasformando la società e riorganizzando il ciclo produzione-consumo. In Fattoria ospitiamo costantemente corsi sull’autosufficienza e diamo la possibilità a tante persone di poter fare un’esperienza di volontariato per imparare le tecniche di autoproduzione e riduzione dei consumi.
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