Raccogliere e immagazzinare l’acqua è un passo concreto per essere liberi: ecco cosa è stato fatto in pratica al Centro di Ecologia Applicata Autosufficienza

Francesco Rosso | Ideatore e custode del Centro Autosufficienza

Nel 2009, dopo anni di ricerca, decidemmo finalmente di acquistare i terreni su cui oggi sorge La Fattoria dell’Autosufficienza.

Cercavamo da tempo un luogo in cui fosse possibile diventare resilienti, ossia pronti ai cambiamenti e alle sfide a cui saremmo andati incontro negli anni successivi.

Eravamo consapevoli che, come specie umana facente parte del mondo occidentale, stavamo diventando sempre più deboli: per circa 300.000 anni siamo stati autosufficienti per quel che riguardava l’acqua, il cibo, il riparo, il riscaldamento, la salute; tutto ciò grazie a quello che l’ambiente circostante ci offriva. Negli ultimi decenni però, passo dopo passo, siamo diventati completamente dipendenti da un piccolo gruppo di multinazionali, che di fatto ci offre tutto ciò che ci serve per la sopravvivenza.

Città come Dubai e Las Vegas, comunicate al mondo come modelli da seguire, sono sicuramente le più impreparate a qualsiasi tipo di crisi.

La minaccia costante di crisi economiche, finanziarie, energetiche e ambientali ci ha portato a immaginare un luogo di autosufficienza, dove poter essere indipendenti dal “sistema” e garantire, a noi stessi e alle generazioni future, la sopravvivenza anche in caso di catastrofi di varia natura.

Senza acqua non c’è vita

Durante la ricerca del luogo dove costruire la nostra autosufficienza uno dei requisiti irrinunciabili fu la presenza di acqua sorgiva di qualità. 

L’essere umano e tutte le creature viventi sono costituiti per almeno il 70% di acqua. La Terra stessa, vista come essere vivente, rispetta questo parametro ed è ricoperta al 70% da acqua. Quest’acqua è però per il 97% salata. Del restante 3%, il 75% è acqua dolce intrappolata nei ghiacciai e un ulteriore 12% si trova a oltre 700 metri di profondità.

L’acqua nei laghi, fiumi, falde freatiche e in atmosfera disponibile per l’essere umano e la maggior parte degli esseri viventi terrestri è lo 0,375% di quella presente sul pianeta. L’acqua dolce e pulita è la più grande ricchezza che si possa avere.

L’obbiettivo dell’acqua pulita ci portò a ricercare in altezza: purtroppo quando sei in basso quasi sempre c’è qualcuno che inquina sopra di te.

Arrivati a Paganico di Bagno di Romagna in provincia di Forlì Cesena, a 700 metri sopra il livello del mare, ci fu mostrata un’azienda agricola abbandonata da 50 anni dal punto di vista abitativo e da oltre 20 anni dal punto di vista agricolo.

Tutti gli edifici erano crollati e fatiscenti, non c’erano interessanti infrastrutture, non c’erano alberi da frutto, non c’erano laghi o torrenti che garantissero acqua tutto l’anno, ma c’erano della sorgenti naturali di acqua pura e di qualità.

Decidemmo che quel luogo sarebbe diventato il cambiamento che volevamo vedere nel mondo.

Il centro aziendale a Maggio 2022

L’acqua quando non serve

Alla Fattoria dell’Autosufficienza, come in molte parti d’Italia, piove tanto durante i mesi più freddi, quando l’acqua serve meno e molto raramente durante i mesi estivi, quando ne abbiamo grande bisogno. Fin dai primi anni ci rendemmo conto di come nelle estati più siccitose i torrenti si seccavano completamente e le sorgenti captate a monte non fossero sufficienti per gli usi agricoli.

La conoscenza della permacultura e in particolare di quella messa in pratica da Sepp Holzer – il contadino ribelle che ha una rigogliosa fattoria sulle Alpi Austriche e che diventerà uno dei modelli di riferimento – ci fece subito comprendere che avremmo dovuto investire tante energie, negli anni a venire, per raccogliere e conservare l’acqua.

Investire nell’acqua (e quindi nella vita) per sette generazioni 

Oggi tutti cercano ricette e consigli che offrano soluzioni immediate alla siccità e all’infertilità crescente che coinvolgono buona parte dei terreni italiani. Le soluzioni immediate prevedono sempre l’acqua e la fertilità del terreno come un evento prodotto dell’esterno, molto spesso appaiono economiche nel breve periodo, ma sono estremamente costose nel lungo periodo.

La nostra scelta è stata quella di investire per le prossime sette generazioni e, anche a scapito di vantaggi immediati, ragionare sull’impatto di ogni nostra azione, in modo da costruire ricchezza e bellezza per chi abiterà questi luoghi dopo di noi.

Per la permacultura l’acqua, come ogni risorsa indispensabile, deve essere sostenuta da elementi multipli: in quest’ottica abbiamo analizzato tutto ciò che era possibile fare per raccoglierne e infiltrarne il più possibile nei nostri terreni.

Ninfee in uno dei laghi del Centro Autosufficienza

Interventi pratici in Fattoria

  • Swales

Uno dei primissimi lavori è stato la realizzazione di 2,2 chilometri di swales (fossi livellari) nei campi seminativi estensivi dove coltiviamo cereali antichi, legumi e semi. Al contrario dei fossi di drenaggio che convogliano l’acqua per trasportarla velocemente via dai terreni, lo swale raccoglie e infiltra l’acqua lentamente nel terreno, ricaricando la falda freatica. Intervallando uno swale vicino all’altro lungo il pendio riduciamo enormemente anche l’erosione superficiale, in quanto l’acqua non può mai prendere velocità.

Swales e centro aziendale Agosto 2022
  • Bacini di raccolta

In seguito alla visita al Krametherof di Sepp Holzer, rimasti sbalorditi dalla bellezza e produttività che quest’uomo era riuscito a creare in un luogo e un clima completamente inospitali, anche grazie alla sua consulenza iniziale, abbiamo iniziato a terrazzare i terreni circostanti il centro aziendale e realizzare bacini di raccolta d’acqua naturali, ossia senza l’ausilio di teli o cemento.

Avevamo già provato in passato a realizzare dei bacini scavando il terreno in alcune zone umide o che comunque ci sembrava potessero raccogliere acqua, ma con risultati deludenti. I vicini ci confermarono che, viste le loro esperienze pregresse, in questi terreni non era possibile raccogliere acqua senza l’utilizzo di cemento o plastica.

Quando ponemmo a Sepp Holzer il problema rispose che aveva realizzato laghi in tutto il mondo senza cemento e plastica, in qualsiasi clima e terreno senza fallire e che certamente noi non saremmo stati i primi.

E così, nel 2018, sono stati realizzati i primi due bacini naturali della Fattoria, seguiti da altri negli anni successivi. Si tratta di specchi d’acqua meravigliosi che si sono subito riempiti di vita: rane, tritoni, bisce d’acqua, libellule, uccelli sono accorsi da ogni dove per insediarsi nella nuova casa e arricchire di biodiversità la Fattoria.

Realizzazione di un bacino di raccolta acque piovane
  • Terrazzamenti

Già prima dell’arrivo di Sepp avevamo iniziato a terrazzare i terreni circostanti il centro aziendale: appresa con lui la tecnica per farli in sicurezza e a regola d’arte, sono stati terrazzati oltre due ettari in pochi anni. I terrazzamenti e i laghi richiedono un dispendio energetico importante in fase iniziale. Sono realizzati con un escavatore pesante che chiaramente consuma gasolio, inquina l’atmosfera e modifica radicalmente il suolo. Per questo non sempre chi ha un approccio all’agricoltura naturale è favorevole a questo tipo di interventi.

La motivazione principale è che fa un ragionamento a breve termine e non a sette generazioni. Se considerassero di ammortizzare gli iniziali costi ambientali ed economici con 300 anni di rigenerazione del suolo e raccolta dell’acqua, l’investimento iniziale diventerebbe insignificante.

Noi avevamo terreni vicino al centro aziendale molto pendenti e molto erosi che non erano in grado di infiltrare acqua e di trattenere sostanza organica. Terreni che ogni anno diventavano più poveri. Oggi i terrazzamenti, oltre ad arricchirsi ogni anno di sostanza organica e raccogliere una gran quantità d’acqua sono diventati super produttivi grazie a una policoltura impensabile prima degli interventi effetuati, che vede alberi da frutto e frutti di bosco sul ciglio della scarpata, erbe aromatiche sulle scarpate e ortaggi sulla terrazza.

Nuovi terrazzamenti e nuovo bacino appena conclusi
  • Raccolta dell’acqua piovana

Le grondaie degli edifici aziendali convogliano l’acqua verso delle cisterne di accumulo e il troppo pieno arriva a un bacino di raccolta, in modo che il 100% della pioggia che cade in oltre 1.500 metri quadrati di superficie coperta non venga dispersa. Anche l’acqua della fossetta della strada è stata convogliata nel bacino, in modo che anch’essa possa contribuire ulteriormente alla raccolta di acqua.

  • Trattamento e riuso acque grigie e nere

Le acque nere e grigie delle strutture a seguito di un processo di fitodepurazione (filtrazione con ghiaia, piante e batteri) non solo non rischiano di inquinare terreni e falda, ma addirittura vengono recuperate in un bacino a valle utilizzato per l’irrigazione di un vigneto e diverse zone circostanti.

Vasca di fitodepurazione
  • Intercettazione delle sorgenti

Quando ci siamo accorti di una strada nel bosco a monte che franava, abbiamo seguito l’acqua in settembre, mese di massima secca. Siamo riusciti a captare la sorgente in corrispondenza della roccia e così abbiamo trovato l’alimentazione per un altro lago di raccolta che avevamo realizzato in passato, ma che tendeva a prosciugarsi durante l’estate.

  • Pacciamatura e sostanza organica

Anche il modo in cui coltiviamo contribuisce a trattenere più acqua possibile nel terreno. Tenere il suolo il più possibile coperto da vegetazione, con pacciamature abbondanti e aggiunta di sostanza organica contribuisce a raccogliere acqua, oltre che a limitare l’evapotraspirazione. Vari studi dimostrano che un terreno con solo il 2% di materia organica può ridurre la necessità di irrigazione del 75%, rispetto a suoli poveri nei quali la quantità di sostanza organica è inferiore all’1%.

L’unione di queste soluzioni ci porta a raccogliere nei bacini, nelle cisterne ma anche nel suolo e nella falda freatica enormi quantità di acqua che, in anni eccezionalmente siccitosi e caldi come il 2022, si sono rilevate provvidenziali.

Pacciamatura di fieno su policultura in terrazze

Raccogliere e immagazzinare l’acqua è un passo concreto per realizzare un paradiso.

Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 70 (settembre/novembre 2022).