Autosufficienza alimentare, energetica e sostenibilità in pratica fino al 2050: ecco come si fa

INTERVISTA A FRANCESCO ROSSO | DIRETTORE DI MACROLIBRARSI E FONDATORE DELLA FATTORIA DELL’AUTOSUFFICIENZA

A fine novembre 2021 è stato pubblicato sul canale YouTube della Fattoria dell’Autosufficienza un nuovo documentario che mostra com’è nato, cresciuto e si sta evolvendo il progetto.
La Fattoria dell’Autosufficienza è un centro di ecologia applicata, ospitalità e formazione progettata in maniera totalmente sostenibile secondo i principi della permacultura. È un luogo di straordinaria biodiversità e bellezza ed è stato pensato per funzionare in maniera autosufficiente da oggi e per le prossime sette generazioni. Alla Fattoria puoi toccare con mano come sia possibile vivere in armonia e alleanza con i principi e i ritmi della Natura.
In seguito alla pubblicazione del video ci sono arrivate tantissime domande. In tanti ci avete chiesto: «Ma come si fa a realizzare tutto questo?»; ma anche tante obiezioni: «È impossibile che tutti iniziamo a vivere così!».
Per rispondere, abbiamo girato le vostre domande a Francesco Rosso, amministratore di Macrolibrarsi, ideatore e fondatore della Fattoria dell’Autosufficienza.

Francesco, il nuovo documentario mostra la Fattoria in tutto il suo splendore: biodiversità, permacultura, autosufficienza energetica e alimentare. Un piccolo gruppo di persone che sta realizzando il cambiamento che vuole vedere nel mondo. Com’è stato possibile realizzare tutto ciò?
In tanti mi pongono questa domanda e purtroppo non ho una ricetta ripetibile. È quasi impossibile che un progetto simile possa ripetersi con gli stessi ingredienti iniziali, anche se è la testimonianza che tutto è possibile quando ci sono una forte focalizzazione e perseveranza.
Nel 2009 come famiglia abbiamo acquistato 70 ettari di terreni abbondonati con ruderi fatiscenti. Terminato l’investimento d’acquisto avevamo esaurito il 100% delle risorse economico-finanziarie che possedevamo in quel momento. Speravo di poter portare avanti le prime ristrutturazioni grazie ad aiuti pubblici, purtroppo per nove anni non c’è stato nulla di accessibile.
Ben presto mi resi conto che avrei dovuto far crescere inizialmente il progetto con pochi fondi economici e soprattutto nonostante la mia grande inesperienza. Allora avevo 24 anni, nessuna abilità e conoscenza in ambito agricolo e tanto meno edile. Siamo partiti quindi a piccoli passi, acquistando solo l’attrezzatura indispensabile, utilizzando strutture di fortuna come una Yurta e delle casette prefabbricate di legno. Man mano che il progetto cresceva, che acquisivo conoscenza ed esperienza, sono cresciute anche le possibilità finanziarie grazie a Macrolibrarsi, l’azienda che seguivo – e che ancor oggi seguo – parallelamente e che ha permesso di finanziare la prima importante ristrutturazione, iniziata solo cinque anni dopo l’acquisto iniziale.

Senza l’aiuto economico di Macrolibrarsi non sarebbe quindi stato possibile realizzare il progetto?
Penso che il progetto sarebbe andato avanti in altre modalità. La ristrutturazione forse sarebbe stata più lenta, ma sarebbero comunque arrivati finanziamenti in diversa forma: altri soci che avrebbero partecipato al progetto, finanziamenti pubblici, crowdfounding… chi lo sa.
Molte persone pensano che per realizzare strutture di questo tipo siano per forza necessari o grande liquidità o comunque dei beni di garanzia, ma nella realtà dei fatti pochissimi progetti nascono con questi presupposti. Con questo non voglio dire che non servono i soldi o non sono serviti i soldi per realizzare il progetto della Fattoria, ma che quando il progetto è valido e ci sono le persone pronte a spendersi per realizzarlo, i soldi in un modo o nell’altro arrivano.
Ci sono tanti esempi al riguardo – italiachecambia.org raccoglie storie di questo tipo: molte persone e gruppi hanno creato una realtà simile alla nostra e quasi tutti sono partiti con pochissimi soldi in banca, ma con un sogno molto chiaro nel cuore.

Consiglieresti a tutti di intraprendere un percorso simile al tuo?
Non a tutti. La motivazione deve essere veramente alta. È necessario amare ciò che si sta andando a fare, perché le difficoltà iniziali sono tantissime – e non sono solo economiche, come in tanti credono. Oggi tantissime persone vogliono realizzare una fattoria autosufficiente perché scappano da una realtà sociale agghiacciante che vivono in città.
Recuperare ruderi e terreni abbandonati è estremamente impegnativo, è un progetto di vita. Prima di mettersi in un’avventura di questo tipo bisognerebbe chiedersi: «Se non fossero cambiate le circostanze economiche, sociali, ambientali…è il percorso che avrei comunque intrapreso?».
Se la risposta è no, molto probabilmente fallirai.

La Fattoria si pone come un modello da seguire. Non è impensabile che 8 miliardi di persone intraprendano un percorso simile? Non ci sono certamente sufficienti terreni per tutti…
Senza entrare nel controverso tema di quante persone dovrebbero vivere sulla Terra, ad oggi l’Italia è ancora piena di terreni e ruderi abbandonati in ogni regione. Quando mai ogni fazzoletto di terra sarà trasformato in un paradiso produttivo di cibo biologico, allora ci porremo il problema. Oggi chi sbandiera la mancanza di terra lo fa solo come scusa per mantenere lo status quo.

Tanti nei commenti al video chiedono se è possibile trasferirsi in Fattoria o comunque
partecipare al progetto…
Oggi La Fattoria dell’Autosufficienza è ancora un centro produttivo, di formazione e di ospitalità turistica. In questi primi anni siamo concentrati nel creare autosufficienza economico-finanziaria, autosufficienza alimentare ed energetica, ma anche in termini di salute ed educazione.
Non abbiamo al momento strutture ricettive da poter dedicare alla residenzialità, oltre a quelle per le persone che già vivono e lavorano al progetto.
Nei prossimi anni creeremo anche una zona residenziale che ci auguriamo possa evolvere in ecovillaggio e modello completo di vita, unitamente al centro produttivo. Ancora però mancano le premesse, quindi non siamo un ecovillaggio e non è possibile trasferirsi in Fattoria.

Ma non è possibile neanche fare un’esperienza limitata nel tempo?
Siamo soci di Wooof Italia, un’associazione che mette in relazione volontari e progetti rurali naturali, promuovendo esperienze educative e culturali per contribuire a costruire una comunità globale sostenibile. In questo modo ogni anno ospitiamo decine di volontari che vivono la Fattoria insieme a noi per un periodo di minimo un mese e in alcuni casi anche per diversi anni.

Non state pensando di creare altre Fattorie o di aiutare altri nella realizzazione?
Per quanto abbiamo fatto tantissimi passi avanti il nostro progetto è ancora in una fase di grande sviluppo. Il tempo non è mai sufficiente per riuscire a fare tutto ciò che ci diamo come obiettivo, impensabile poterci dedicare anche altri progetti.

C’è un consiglio che vuoi dare a chi sta per intraprendere un progetto di vita rurale ed autosufficiente?
Armati di grande pazienza. Prenditi tanto tempo per osservare e per progettare, ma datti una scadenza nella quale iniziare a fare. Ricorda che la Natura non è per nulla gentile e non ha mai la responsabilità per ciò che non funziona. Assicurati subito un raccolto, ma semina anche per le prossime sette generazioni.

GUARDA
Il documentario sulla Fattoria dell’Autosufficienza, un progetto di Macrolibrarsi.it
macrogo.to/docu-fattoria

Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 68 (marzo/maggio 2022).