Disobbedienza civile e spinta verso il cambiamento: costruiamo insieme la comunità dei Custodi della Terra

Non guardo la televisione, non leggo quotidiani, raramente ricerco notizie assimilabili via internet. Nonostante tutto, a fine gennaio ero informato su un virus pericoloso che stava colpendo la Cina. Proprio in quel periodo, io e la mia compagna abbiamo preso un volo per Koh Phangan in Thailandia. Avremmo passato lì un mese per rigenerarci dopo un anno particolarmente intenso. Durante il viaggio abbiamo incontrato i primi esseri umani mascherati, soprattutto orientali, cosa che abbiamo trovato inizialmente bizzarra e divertente.

Non avevo mai approfondito l’argomento prima di allora, ma già mi accorsi di come le persone utilizzassero in maniera maldestra il dispositivo medico: mettevano e toglievano la mascherina decine di volte all’ora, mangiavano e bevevano in bar affollati, la rimettevano per poi toglierla nuovamente al cellullare, al controllo passaporti e così via. Difficile comprendere il motivo di tale pratica assurda.

Thailandia: dove ci siamo rigenerati nel corpo e nello spirito

Arrivati a Koh Phangan e precisamente a The Sanctuary Thailand il ricordo delle mascherine è svanito, anche se ogni tanto dall’Italia ricevevamo qualche informazione poco rassicurante. Il mese di febbraio per noi è stato un vero toccasana. Sveglia la mattina presto mentre il sole appariva sul mare all’orizzonte. Potevamo ammirare la sua salita direttamente dall’amaca sul balcone sovrastato da alberi enormi e spettacolari. Dopo qualche respirazione e un bicchiere di acqua di sorgente ci recavamo alla Buddha Hall dove praticavamo un’ora e mezza di Anahata Yoga con Peter Clifford. Al termine della lezione di yoga, nuotata in mare, doccia fredda sotto la roccia e colazione da re. Giulia poi prendeva un po’ di sole mentre io rimanevo all’ombra a studiare, leggere e scrivere. Le nostre attività erano intervallate ogni tanto da una noce di cocco fresco o qualche frullato e pasti leggeri. Nel tardo pomeriggio un altro bagno in mare, a volte due passi nei dintorni per poi concludere con una cenetta in spiaggia prima che facesse buio.

La comunicazione della paura

Siamo tornati in Italia a fine febbraio e siamo rientrati a casa senza problemi: dopo pochi giorni è iniziata l’era del Covid-19. Nonostante gli allarmismi abbiamo continuato a non guardare la TV, a non leggere i giornali e a vivere come d’abitudine. Era evidente, anche solo di rimando, come le informazioni e le immagini che venivano comunicate attraverso i media non avessero alcuna utilità per la popolazione, ma il semplice scopo di terrorizzarla, come se fossimo in guerra. I primi dati disponibili già evidenziavano come, al pari di qualsiasi influenza, il Covid-19 colpisse in maniera grave solo persone fortemente debilitate fisicamente. I media, quindi, avrebbero potuto impostare una comunicazione positiva, incentivando l’adesione a uno stile di vita salutare: sana alimentazione, sole all’aria aperta, camminate nei boschi, bagni e docce fredde, buoni rapporti interpersonali. Purtroppo è accaduto l’esatto opposto. Oggi i media, l’economia e la politica ci spingono sempre più verso uno stile di vita artificiale che prevede l’uso costante di farmaci, incentiva la sedentarietà e l’esposizione costante ad apparati tecnologici, disincentiva l’intraprendenza della microimpresa, invita all’individualismo e all’ignoranza. Appena rientrati a casa, nella nostra e nell’incredulità di tanti, è iniziata la dittatura sanitaria chiamata dai media lockdown. Ci siamo subito chiesti se fosse giusto appoggiare restrizioni che non rispettavano i diritti fondamentali dell’uomo e danneggiavano la natura.

Disobbedienza civile: un atto di civiltà

Così è iniziata la nostra disobbedienza civile che, a differenza di come tanti l’hanno intrepretata, non è stata una mancata presa di responsabilità ma esattamente l’opposto. Le nostre scelte passate si sono rilevate favorevoli. Viviamo in un paradiso naturale circondato dai boschi che è La Fattoria dell’Autosufficienza. Abbiamo deciso di essere ancora più responsabili facendo attenzione alle giuste ore di sonno, mangiando sano, camminando nei boschi, coltivando la nostra terra, assumendo integratori che innalzano il sistema immunitario, facendo esercizi di respirazione ogni mattina. Ci sentiamo “Custodi della Terra” e come tali abbiamo scelto di assumerci la responsabilità della nostra salute sempre e non solo in caso di epidemie. Il nostro corpo è sempre stato a contatto con virus, batteri e funghi e non potrebbe sopravvivere altrimenti. Non abbiamo bisogno di farmaci, vaccini o altri veleni. Non dobbiamo trovare una cura per tutte le malattie del mondo, ma piuttosto fare in modo che il nostro corpo, il nostro sistema immunitario sia pronto a reagire nel miglior modo possibile all’ambiente esterno. Forse non dovremmo neanche più chiamare le malattie per nome ma piuttosto dare un nome al disequilibrio che causa la malattia. Come si può risolvere un errore senza comprenderne le cause?

Vivi Consapevole Live: un evento per il cambiamento

In piena dittatura sanitaria attraverso l’evento Vivi Consapevole Live abbiamo cercato di comunicare una realtà differente, una realtà di amore invece che di paura. All’evento sono intervenuti medici, giornalisti, liberi pensatori, contadini, terapisti che hanno scelto la via della consapevolezza nel loro percorso di vita e si sono messi al servizio del bene comune. Oltre 60.000 persone si sono iscritte all’evento: tante, tra queste, vorrebbero costruire una società sana basata sull’equilibrio e l’armonia, fra noi e l’ambiente. La dittatura sanitaria è un nuovo limite nella realizzazione di questo sogno, ma per molti ha rappresentato una forte spinta a diventare il cambiamento che vogliono vedere nel mondo.

La società dei custodi della Terra 

Un’importante massa di persone non vuole cambiare, ha scelto di vivere attraverso il filtro e il controllo della TV e dei grandi media. Partecipa al dibattito politico partitico con fiducia, consuma sulla base della pubblicità e delle mode, trova vantaggi nella globalizzazione dei mercati e valuta non necessaria la cooperazione nell’euforia di un individualismo ed indipendenza mai visti prima nella storia. C’è però una massa critica crescente che non si fida più di ciò che comunicano i media mainstream, cerca informazioni alternative, ricerca spazi per connettersi con la natura, si prende cura in autonomia della propria salute, acquista spesso in maniera critica prediligendo articoli locali, non inquinati, etici. Cerca persone con un pensiero simile per poter cooperare, magari anche condividere una vita in un ecovillaggio, un cohausing o un’associazione. Le strade dell’umanità si separano sempre di più: la comunicazione l’interazione diventano sempre più difficili. Oggi a noi sta l’onere di dimostrare con i fatti che possiamo costruire una società diversa, che può essere conveniente ed inclusiva per tutti.

Scritto da Francesco Rosso.
Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 62, settembre/novembre 2020.