Ecco come  consegnare un mondo più umano alle future generazioni

Tommaso Carmenati | custode presso il Centro di Ecologia Applicata Autosufficienza

«La malattia viene quando la gente si allontana dalla natura. La gravità della malattia è direttamente proporzionale al grado di separazione. Se una persona malata ritorna ad un ambiente sano, spesso la malattia scompare». Masanobu Fukuoka 

La Food forest, o foresta commestibile, è un sistema agroforestale molto interessante perché offre spunti chiari e immediati sul funzionamento base della natura. Vediamo meglio di cosa si tratta. 

Hai mai visto qualcuno annaffiare o potare un bosco? 

E una foresta? Difficile anche solo immaginarlo un impegno del genere. Non credo che gli attuali abitanti del pianeta Terra basterebbero. 

Perché accade questo? All’interno di un bosco o di una foresta, ogni pianta o albero, ma anche ogni microrganismo, riveste una specifica funzione. Insieme permettono all’ecosistema di mantenere un equilibrio costante, motivo per cui non c’è la necessità dell’intervento dell’essere umano. Eppure è l’organismo che produce la maggior quantità di massa vegetativa. 

La Food forest funziona allo stesso modo. L’unica differenza è che i vari componenti che la abitano sono stati studiati e disposti appositamente dall’uomo per garantire la produzione di cibo (food, come ci suggerisce il nome). 

Al contrario del bosco, la Food forest ha bisogno di un esiguo intervento umano. 

Essendo un organismo che funziona in maniera sistemica, ha bisogno di molti anni prima di esprimere le sue massime potenzialità. 

Food Forest, Orto bio-intensivo, monoculture intensive

Il sistema agricolo da cui proviene la maggior parte del cibo prodotto nei terreni della Fattoria dell’Autosufficienza è l’orto bio-intensivo, un appezzamento di terra in cui sono concentrate diverse colture. Non vengono usati pesticidi o prodotti di sintesi. A differenza della Food forest, richiede manodopera costante. 

Prendiamo ora un attimo in considerazione le monoculture intensive: distese sterminate del medesimo frutto. Perché qui c’è bisogno dell’utilizzo di concimi e pesticidi? 

Facciamo un riepilogo per capire meglio:

  • food forest: pochi giorni di manutenzione all’anno;
  • orto bio-intensivo: manodopera costante;
  • monoculture intensive: l’intervento dell’uomo non basta. C’è bisogno di prodotti di sintesi. 

Più il sistema si discosta dalla Natura, più si avrà necessità di un intervento esterno per combattere il suo tentativo di ripristinare l’equilibrio. 

La natura tenta di ripristinare l’equilibrio perché è la condizione che le permette di prosperare. 

Nella citazione iniziale, Fukuoka utilizza altre parole per descrivere lo stesso concetto. 

Ma allora, non sarà forse che i problemi che attanagliano la società moderna, da quelli dell’individuo ai fenomeni sociali, derivano dalla stessa radice? 

La mancanza di bio-diversità. Su tutti i livelli, dal pensiero alle culture. 

Basta un suono, basta un simbolo

Sono arrivato al Centro Autosufficienza tre anni fa. Mi sono innamorato di questo progetto perché ne ho colto l’essenza: dimostrare con i fatti che è possibile dar vita a un altro mondo. Un mondo caratterizzato da un rapporto di collaborazione: con la natura e con gli altri esseri umani. Un mondo in cui l’individuo torna a mettersi al servizio della collettività. E non il contrario. Un mondo in cui il diverso viene visto come un valore aggiunto, proprio come in una Food forest. 

Venendo da un contesto urbano, quello definito dai più “la normalità”, mi rendo conto che finché non si fa esperienza diretta di questo modello di vita, è difficile comprenderlo a pieno. 

Il più grande cambiamento che ha innescato in me la relazione con questo luogo è il riavvicinamento progressivo alla natura. La vera vita, come mi piace chiamarla. Tornare a vivere pienamente le stagioni. Il loro ritmo e la loro ciclicità. Essere consapevoli del viaggio che compie il cibo che mangiamo. Dalla terra alla tavola. Che sia un cavolo rapa, un cece o un chicco di grano. Bere acqua di sorgente. Imparare a riconoscere le erbe spontanee. Intessere con loro delle relazioni: medicina, cibo, bellezza. 

Accarezzare un corrimano in legno lavorato a mano ottenuto da un albero della terra in cui abiti. 

Assistere alla nascita di una creatura senza ricorrere ad alcun genere di medicalizzazione. 

Vivere assieme a individui che cooperano e dedicano il loro tempo alla creazione di un mondo migliore. Ognuno nel rispetto del proprio talento, delle proprie passioni. 

Poter osservare la maestosità di un cielo stellato in tutto il suo splendore, senza la minima traccia di grattacieli o inquinamento luminoso. Spesso si crede che per operare un cambiamento nella propria vita sia necessario capire qualcosa, studiarlo. Alcune volte, basta un’immagine, un odore, una sensazione e la tua vita non sarà più la stessa. Perché avviene un punto di rottura. 

Tornare a casa 

Conducendo le visite guidate qui al Centro Autosufficienza mi capita spesso di ascoltare le testimonianze delle persone. 

Chi non partecipava più ad un faló da quando era bambino. Chi non aveva mai bevuto acqua direttamente dalla sorgente. Chi non aveva mai piantato un ceppo di insalata. Sembrano banalità, ma sono le porte d’accesso per un ritorno alla nostra vera natura. Si sa, ciò che coinvolge a livello emotivo, rimane impresso dentro. 

Magari si viene per un corso o per una breve vacanza. Magari si arriva qui per “caso”, come è accaduto a me. Poi accade ciò che meno ti aspettavi. Senti qualcosa dentro che si accende. La voglia di tornare. Non sai dove, ma tornare. Forse a casa. La vera casa. 

Goccia dopo goccia

Durante il 2023 si terranno più di 120 corsi al centro Autosufficienza. La maggior parte concentrati tra aprile e novembre, quando saremo ufficialmente aperti. Questo dato non è da leggere come un mero traguardo. Questo è ciò che facciamo per continuare a contaminare menti e cuori di chi si vuole impegnare a consegnare un mondo più umano alle future generazioni. Far vedere che un altro mondo è davvero possibile. Insieme, passo dopo passo, possiamo davvero crearlo. 

Maria Teresa di Calcutta sosteneva: «Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno». 

Iniziamo da oggi allora; iniziamo da adesso.

Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 72 (marzo/maggio 2023).