Durante il nostro viaggio a Bali non potevamo non visitare questo spettacolo: in una striscia di jungla nei pressi di Ubud, vicino al fiume Ajung e ai campi di risaie sorge la Green School di Bali.
Il gong annuncia l’inizio delle lezioni durante le quali gli allievi studiano in padiglioni di bambù senza pareti.
I banchi sono di bambù, le sedie sono di bambù, le lavagne sono di bambù e tutto intorno..è jungla!
Il rumore del fiume è costante, gli uccelli non cessano mai di cantare, una gallina e due pulcini attraversano saltellando il pavimento di terra dell’anfiteatro, mentre gli inservienti raccolgono le foglie di banano utilizzate per servire un pranzo composto di cibi biologici, vegetali, integrali e a km0!!

IMG_9244
La segnaletica in bambù ci guida tra diverse aree didattiche, fatte di padiglioni in bambù con tetti verdi ricchissimi di piante erbacee, isole ecologiche, aree dedicate a svariate attività, e gabinetti… sempre in bambù.
Dello stesso materiale sono le arpe con cui gli allievi studiano musica, oppure i recinti all’interno dei quali praticano sport.
Camminando felici come dei puffi a puffolandia raggiungiamo il ponte Kul-Kul, la prima struttura costruita nel 2007, che si stende per ventidue metri sopra il fiume Ayung dove una decina di ragazzini fanno il bagno semi nudi tra tuffi e risate di gioia… che fosse l’ora dell’intervallo??


Le curve concave e convesse, di derivazione organica, hanno funzioni parzialmente ornamentali, ma seguono anche la naturale tendenza del bambù ad arcuarsi e torcersi.
Perché il bambù? Semplice, è una risorsa altamente disponibile, a km 0 e assolutamente rinnovabile! Il bambù infatti cresce velocemente e nel giro di 3 anni si rigenera completamente crescendo, a volte, anche di 1 m al giorno; impedisce l’erosione del suolo e cattura 4 volte più Co2 rispetto una foresta giovane, producendo il 30% in più di ossigeno. È più resistente di una quercia, più leggero del cemento armato e ci si può fare di tutto, dalle strutture più imponenti all’abbigliamento. Insomma è una risorsa decisamente sostenibile…e in Europa troveremo qualcosa di simile??
Ma tornando alla Green School: un esempio di quello che una scuola dovrebbe essere, di come si può vivere in armonia con l’ambiente circostante, collaborando con esso e non contro.
Qui gli studenti ricevono conoscenze adeguate e pertinenti, soprattutto per sostenere il cambiamento nel modo in cui stiamo gestendo il pianeta.
Questa è la visione che ispirò Cynthia, americana, e il suo compagno, il designer canadese John Hardy, che vivono a Bali da più di trent’anni. Nel 2007, dopo aver ceduto la loro proficua attività nel ramo della gioielleria, hanno fondato questa scuola concepita come alternativa agli istituti internazionali disseminati nell’isola e legati al concetto dello spazio didattico chiuso tra quattro mura.
Volevano creare una scuola veramente stimolante, al di fuori dei limiti strutturali, concettuali e fisici di molti istituti tradizionali…e ci sono riusciti!
Ispirata al modello educativo di Rudolf Steiner, imperniato sul concetto di apprendimento esperienziale, la Green School punta a educare i leader futuri nel campo della sostenibilità.
Il suo curriculum combina il rigore accademico previsto dagli istituti classici con parecchie ore di apprendimento esperienziale all’interno di un curriculum di studi “verdi” e un curriculum “arti creative” che trasformano la scuola in un laboratorio vivente dove gli studenti imparano a lavorare il bambù, coltivare il riso e altri ortaggi, l’ecologia dei fiumi e della jungla e anche a tutelare le specie a rischio di estinzione.
Trattenendo così le materie fondamentali come inglese, matematica e scienze, gli studenti “green” avranno comunque le porte aperte per qualsiasi tipo di ulteriore studio o carriera.
E se si ha l’impressione che l’apprendimento in un ambiente privo di pareti possa comportare problemi di disciplina, Cynthia racconta che, in una settimana, i bambini dislessici che giungono alla scuola appaiono concentrati e a loro agio all’interno del “caos della natura”.
Quest’anno, l’istituto ha arruolato più di duecento studenti, da svariate parti del mondo, insieme ad un 20% di studenti balinesi che possono partecipare gratuitamente; il che significa contribuire a una visione globale e non solo locale del pianeta venendo a contatto con altre culture e tradizioni.

Le regole alla base di ogni decisione sono semplici:

-essere locali;

-lasciate che il vostro ambiente sia la vostra guida;

-pensate a come i vostri nipoti saranno influenzati dalle vostre azioni.

Gli otto valori guida sono: Integrità; Responsabilità; Empatia; Sostenibilità; Pace; Uguaglianza; Comunità; Fiducia.

L’insegnamento parte dalle nostre “elementari” fino al biennio superiore.
È un progetto incredibile, pioniere della sostenibilità nel campo dell’istruzione ma anche dell’edilizia: visitare la Green School significa entrare in un universo estetico a cui i nostri occhi non sono abituati; il più piccolo dettaglio è importante quanto l’architettura globale e il tutto non si distacca dalla natura circostante ma ne fa parte in una maniera  sconcertante..

Come se la natura stessa l’avesse creata..e in fondo è così..perchè l’uomo è “natura” ma a scuola non ce l‘hanno mai insegnato..