Anche all’epoca del Covid-19 possiamo agire nella bellezza e nella positività, per combattere la cultura della paura

È quasi passato un anno dall’inizio della narrazione sul virus influenzate Covid-19. Sulla base dalla nostra cultura e tradizioni, del nostro trascorso di vita, delle persone che ci circondano, dei canali di informazione ai quali attingiamo, della nostra emotività, ognuno di noi si è fatto una propria opinione sull’argomento. Io per mesi non ho saputo resistere alla tentazione di condividere la mia idea, nel vano tentativo di aprire gli occhi a chi per me non vedeva e ragionava riportando le argomentazioni di un abile narratore. Evidenze scientifiche, grafici, tabelle, statistiche, postulati filosofici, articoli, eventi storici, citazioni non hanno fatto altro che allontanare ancor di più chi la pensava diversamente da me.

Nonostante la mia natura di Capricorno mi porti ad essere tenace e ad andar avanti, spesso anche contro tutti, ho capito che la strategia di comunicare con chi non ha gli strumenti per mettere
in discussione la versione mainstream non porta alcun vantaggio a nessuna delle parti coinvolte. È come voler persuadere un fedele cristiano cattolico che la Madonna non è vergine: un ragionamento razionale e scientifico potrebbe facilmente dimostrarlo, ma la fede avrebbe sempre il sopravvento.

Siamo tutti più distanti e ammalati…

A prescindere dal pensiero che ognuno si è fatto sulla gestione dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, é evidente come gli ultimi mesi abbiano reso le persone sempre più distanti e ostili fra loro. In passato, quasi sempre le catastrofi hanno portato l’umanità ad unirsi per superare il momento difficile, mentre oggi ciò che accade è esattamente il contrario.
La vita è sempre più artificiale. Il numero di coppie che non riesce ed avere figli cresce sempre di più e così si ricorre alla fecondazione assistita. La gravidanza viene, sempre più spesso, medicalizzata, è vissuta come malattia, che si conclude con un parto in ospedale – luogo di malattia che nella nostra società è anche quello in cui si viene al mondo – che in molti casi richiede interventi medici. Si procede dopo la nascita con farmaci, maschere di plastica, pesticidi per le mani e una vita passata prevalentemente da soli davanti a dei monitor. Una vita da malati anche se siamo sani.

Anche le scelte che crediamo essere frutto del nostro libero arbitrio sono in realtà sempre più artificiali. Oggi è l’algoritmo di Google che sceglie per noi se svoltare a destra o a sinistra ad un bivio. Quello di Amazon è in grado di sapere di quale prodotto abbiamo bisogno e ben presto ci sarà l’algoritmo che individuerà la nostra futura moglie, il nostro percorso scolastico ideale o il lavoro che fa per noi, elaborati sulla base dei nostri dati raccolti e profilati dalle intelligenze artificiali. Non penso che la soluzione a tutti i mali sia rifiutare la tecnologia e le scoperte mediche e scientifiche, ma tali scoperte dovrebbero garantirci maggiore benessere e felicità: è evidente che questo non sta accadendo e che non accadrà se non iniziamo ad adottare un diverso modo di pensare.

Dilatare il tempo non soggetto a vincoli e obblighi per permettere la realizzazione personale dei cittadini nella vita politica, privata e artistica, ma anche nel gioco o nella contemplazione, è la condizione indispensabile per la creazione di una nuova ricchezza – Serge Latouche

Il cambiamento

Il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo sono persone in salute e che muoiono di una sana vecchiaia. Lo sforzo della ricerca e della medicina dovrebbe essere quello di mantenere il nostro sistema immunitario e il nostro corpo sana senza uso di farmaci, vaccini, mascherine o altri mezzi sintetici e con effetti collaterali. Il 95% di noi nesce sano e mai nella storia dell’umanità ci sono state cosi tante possibilità e conoscenze per vivere in salute come quelle che abbiamo oggi disponibili su larga scala.
Le persone devono tornare a collaborare e a vivere insieme. È vero che nelle società in cui ci troviamo oggi abbiamo le possibilità di sopravvivere da soli, ma vivere in comunità à parte della nostra natura, ci permette di fare cose enormemente più grandi e di sentirci maggiormente realizzati.

Dobbiamo tornare a festeggiare e celebrare la natura. Ballare, cantare, mangiare e giocare insieme sono alla base di una vita degna di essere vissuta. Il pretesto per festeggiare lo possiamo trovare negli eventi naturali che ci uniscono a tutto il mondo: il sole è allo zenit all’equatore per tutti a prescindere dalla nazione, dal sesso, dalla religione, dal credo politico. Il lavoro deve diventare per tutti part-time, ma con lo stipendio pieno. Tanto tempo libero per dedicarsi alle cose più importanti come il sonno, l’autoproduzione, il cibo, la creatività, l’amore, i figli, la convivialità, il volontariato, l’attività fisica. Le città devono essere riempite di parchi per dar modo alle persone di riversarsi in questi spazi di vita. Il traffico stradale deve essere quasi azzerato grazie a biciclette e mezzi pubblici elettrici. Le strade di campagna devono essere accompagnate da siepi variopinte e i terreni disseminati di orti, fiori, alberi.
Spesso mi viene in mente la Contea immaginata da Tolkien ne Il Signore degli Anelli, sarebbe veramente cosi difficile vivere cosi?

 

Vivi Consapevole in Romagna

Non è difficile, è solo una scelta. Non è vero che non ci sono i soldi per creare il vero benessere. I soldi per le guerre, per le mascherine, per i vaccini, per le banche ci sono sempre stati. Si tratta di
scegliere che mondo vogliamo creare. Su queste basi nel 2016 è nata Vivi Consapevole in Romagna, prima una rivista, poi un’associazione, oggi anche una comunità di territorio: Custodi della Terra. Condividiamo la stessa carta dei valori, uno stile di vita in collaborazione con la natura piuttosto che in contrasto con essa. Coltiviamo e mangiamo biologico, evitiamo la medicalizzazione della vita, stiamo cercando il modo di costruire un percorso scolastico utile per i nostri figli e per il futuro delle nostra specie, ci incontriamo ogni settimana per una veglia e festeggiamo insieme per celebrare la natura.
Siamo fortunati. un’isola felice, consapevoli di quanto terrore e dolore ci circonda e di quanto sia necessario contaminare il mondo con le nostre idee. Non pensiamo però che la strada per farlo possa essere il contrasto, ma piuttosto unire chi è pronto a dare l’esempio. Iniziate a cercare le persone che vi circondano che hanno questa idea di futuro. Unitevi ai vostri vicini consapevoli. Create il cambiamento che volete vedere nel mondo. Non sprecate le vostre energie con chi non è in grado di capire.

 

Scritto da Francesco Rosso.
Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 63, dicembre 2020/febbraio 2021.