Disobbedire e scegliere di essere sani, nonostante la dittatura sanitaria

Era una giornata di metà novembre, di quelle con la nebbia, il freddo che inizia a farsi sentire e i profumi della montagna in autunno che diventano sempre più intensi. Quella mattina la polizia mi aspettava all’ingresso della scuola elementare di Montepetra.

Non potevo entrare in classe perché non vaccinato e, per questo motivo, pericoloso per i miei compagni di classe, nonostante sano. Avevo 7 anni. Sono passati quasi trent’anni da allora: non mi sono mai vaccinato, non mi sono mai ammalato, non ho mai assunto farmaci, non ho mai fatto analisi del sangue e, onestamente, mai avrei pensato di ritrovarmi in quella stessa situazione. Essere discriminato perché sano e non vaccinato.

Decenni di scelte contro corrente

La salute è sempre stata al centro delle scelte della mia famiglia che, da generazioni, sperimenta un’alternativa allo stile di vita proposto e talvolta imposto dall’industria chimica, dalle case farmaceutiche e dalla maggior parte dei medici. Abbiamo scelto di partorire in casa in maniera naturale, di nutrirci con cibi coltivati senza veleni e fertilizzanti chimici, di vivere in contesti naturali, di non avere la televisione in casa, di non curarci con metodi invasivi e con la chimica farmaceutica, di praticare yoga e meditazione nel rispetto del nostro corpo e dello spirito.

Quasi sempre la strada intrapresa ci ha portato a fare esattamente l’opposto di ci. che suggerisce la televisione, il prete, il politico, il medico. Decenni di scelte alternative ci hanno messo difronte a un’evidenza: ci ammaliamo molto raramente e le, poche volte che accade, recuperiamo molto più velocemente di chi sceglie di seguire lo stile di vita chimico-industriale.

È evidente, e piuttosto facile da documentare, che gran parte della sanità (case farmaceutiche, aziende sanitarie, medici) non opera per il benessere delle persone, ma piuttosto per i propri interessi economici, indirettamente proporzionali alla salute.

La mia alternativa: equilibrio e prevenzione

Quando, nel 2020, è iniziata la dittatura sanitaria mondiale guidata dall’OMS (istituzione finanziata al 65% da aziende farmaceutiche o fondazioni ad esse collegate), non ho potuto che scegliere di disobbedire per essere coerente con i principi che sono alla base della mia salute e di quella della mia famiglia.

Ho scelto, consapevole dei rischi legali e delle ripercussioni dirette e indirette, di continuare a perseguire la strada della salute e dell’equilibrio come unica forma di prevenzione. Avendo una famiglia unita, amici con una visione simile alla mia e collaboratori scelti, mi sono trovato a vivere uno degli esperimenti più interessanti che probabilmente sono stati fatti durante la dittatura sanitaria.

Non ho indossato mascherine, ho incontrato migliaia di persone senza protezioni in diversi contesti, non ho mai utilizzato gel igienizzante per mani, ho partecipato a numerosi assembramenti – anche nei momenti più critici del lockdown e anche in zona rossa – sono andato a trovare senza precauzioni persone risultate positive al tampone e anche malate, sono andato a cena nei ristoranti disobbedienti, ho partecipato a camminate di protesta oltre l’orario di coprifuoco. La mia disobbedienza è stata a volte pubblica, ricevendo ovviamente tantissime critiche, e altre volte privata.

Dopo quasi due anni di “pandemia” e di disobbedienza rispetto alle disposizioni e ai regolamenti che violano la costituzione e i diritti fondamentali dell’uomo, non mi sono mai ammalato ma, soprattutto, nessuna delle persone a me vicine ha contratto il virus in seguito a mio contatto.

Routine di salute: respirazione, relazioni, natura

Spesso i giornalisti mi hanno provocato dandomi dell’egoista, in quanto le mie scelte andavano contro la tutela dei più deboli, che purtroppo non hanno un sistema immunitario in grado di fronteggiare i virus.

Con i fatti ho dimostrato il contrario, l’ovvio, ciò che si conosceva da sempre: per non contrarre e non trasmettere la malattia c’è solo una cosa che ha senso, essere sani.

L’isolamento delle persone sane, oltre a produrre più effetti collaterali del problema, in due anni ha già dimostrato di non funzionare. La respirazione è un fondamento della salute. Respirare consapevolmente, respirare l’aria dei boschi e del mare, avere le narici libere: sono queste le azioni che possono in assoluto migliorare la nostra vita, mantenendo le nostre cellule ben ossigenate.

Avere relazioni gratificanti, vivere la comunità, la fratellanza e la sorellanza, sentirsi parte di un gruppo, giocare, ridere, scherzare ci permettono di sperimentare emozioni positive, ci danno uno scopo di vita e un senso di benessere.

Quando veniamo privati di tutto questo, il nostro sistema immunitario tende a indebolirsi, allentando i livelli di guardia e predisponendoci alla malattia. Dovremmo passare meno tempo possibile a casa e davanti a un monitor, in quanto il nostro corpo è una macchina perfetta pensata per muoversi, per prendere il sole, essere a contatto con la terra, con l’acqua, con il vento.

Abbiamo necessità di cibo che nutra il nostro corpo, le nostre cellule e anche la nostra anima. Un cibo sano cresce vicino a noi, non subisce processi industriali, non è inquinato da pesticidi.

Il vero egoismo è pensare di poter intervenire per migliorare la reazione di una macchina biologica perfetta, in gran parte ancora sconosciuta, che ha portato avanti la nostra specie per migliaia di anni, anche in condizioni assai più rischiose e difficili di quelle in cui viviamo oggi. Non abbiamo bisogno di nuovi vaccini, di nuovi farmaci, di nuove scoperte scientifiche. Se vogliamo essere sani ci basta tornare a vivere da esseri umani, nel modo più naturale e semplice possibile.

Scritto da Francesco Rosso.
Questo articolo è apparso sulla rivista Vivi Consapevole 66 (settembre/novembre 2021).